Sulle piramidi di Giza sono stati scritti fiumi di inchiostro: la fantasia dei ricercatori si è quasi parcellizzata in una miriade di ipotesi spesso anche ai limiti del reale. Gli archeologi tradizionali continuano a schierarsi per la tesi che vede le tre piramidi sorgere quasi per incanto durante la IV dinastia ad opera dei faraoni Cheope, Chefren e Micerino assetati di gloria e di spirito autocelebrativo tanto da erigere vere e proprie montagne di calcare e granito per custodirvi in seguito il proprio corpo.
Non mancano però pareri discordi tra i quali quello caldeggiato da Bauval e Hancock che vede nei tre colossi una rappresentazione del cosmo sulla terra con particolare riferimento alla costellazione della Cintura di Orione. C’è però da alcuni anni a questa parte una teoria a dir poco rivoluzionaria che da un taglio netto ad ogni interpretazione alternativa e che non proviene tra l’altro dai vari cosiddetti “piramidioti” assetati di strampalate suggestioni spesso prive di fondamento e ai limiti della fantascienza. Questa teoria viene da professionisti competenti che hanno cercato di analizzare con occhio realistico e disincantato queste tre montagne innalzate dall’uomo.
Questa tesi è stata a più riprese proposta dagli ingegneri Christopher Dunn e John Cadman. Questi sostengono che nella stanza sotterranea che si trova al di sotto della Grande Piramide in verità veniva convogliata tramite una pompa idraulica l’acqua del Nilo in grandi quantità, acqua che andava a premere contro il soffitto creando così una forte pressione idraulica in grado di far vibrare l’intera piramide. All’interno della camera in questione infatti ci sarebbero precisi segni erosivi sia sul pavimento che sul soffitto che fanno pensare alla presenza in passato di grandi quantità di acqua.
A suffragio di questa tesi a dir poco clamorosa, gli studiosi in questione hanno trovato nei canali che partono dalla cosiddetta camera della regina inequivocabili tracce di zinco e acido cloridrico. In particolare il nitrato di zinco arrivava nel cunicolo più a nord mentre l’acido cloridrico entrava nel cunicolo situato a sud. Sostanze di cui, tra l’altro, sono state trovate tracce anche nella Camera del Re. Ora sappiamo che l’acido cloridrico e il nitrato di zinco innescano una particolare reazione chimica in grado di creare idrogeno.
Secondo Dunn l’idrogeno passava dalla Camera della Regina a quella del Re e qui, grazie anche alle vibrazioni provenienti dalla camera sotterranea, gli atomi di idrogeno ricevevano l’energia necessaria per poter generare a loro volta un raggio di microonde. Il canale che parte dalla Camera del Re sarebbe quindi stato un perfetto amplificatore di microonde tramite l’emissione stimolata di radiazioni. L’energia così creata sarebbe stata in grado di alimentare gli utensili degli Egizi, utensili che, come ben sappiamo, erano anche in grado di tagliare con la massima precisione il granito stesso, una cosa che con gli strumenti tradizionali dell’epoca sarebbe stata assolutamente impossibile.
Inoltre, da ricerche fatte sul posto, si è potuto anche constatare come le pareti della Grande Piramide contengano grandi quantità di cristalli di quarzo che ha tra le sue caratteristiche anche quella di convertire le vibrazioni elettriche della Terra in energia utilizzabile grazie alla sua struttura cristallina e alla proprietà nota come “Piezoelettricità“. Tutto questo è solo il frutto della fantasia sfrenata di alcuni ricercatori suggestionabili? Forse no perché, ripetiamo, a proporla non sono personaggi senza titoli e riconoscimenti professionali e accademici ma due tecnici laureati in Ingegneria molto attenti a particolari oggettivi che sono presenti in loco, particolari che sono stati sottovalutati dagli archeologi tradizionali forse per evitare di complicarsi troppo la vita e di dover rivedere le proprie certezze in materia.