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Viaggiare al di là del tempo e dello spazio: lo strano caso di Enoch e di Paolo di Tarso.

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Prima parte

Le più recenti teorie che la Fisica Quantistica e la Cosmologia hanno proposto per spiegare il significato profondo dell’universo parlano della possibilità di infiniti universi paralleli al nostro, universi in grado di replicare in maniera appunto infinita le già innumerevoli possibilità esistenziali del mondo che conosciamo. La mente umana, già in difficoltà quando si tratta di considerare e immaginare gli infiniti spazi che ci dividono non solo dagli astri non appartenenti al nostro sistema solare ma anche quelli che dividono la nostra galassia con gli altri miliardi di galassie grandi come e più della nostra, si perde inesorabilmente di fronte alla possibilità di un eterno ripetersi parallelo di tutto questo. 

Contemporaneamente i cosmologi stanno lambiccandosi il cervello per cercare di avvicinarsi alla realtà del primo millesimo di secondo successivo alla creazione del nostro universo. Alcuni teorici parlano di un big bang che, forse anche in un continuo e ripetitivo processo di espansione e di contrazione, avrebbe ogni volta creato dal nulla, ed è proprio questa la difficoltà più grave con cui  bisogna in ogni caso fare i conti, la materia che, espandendosi come un gigantesco fuoco di artificio, sta ancora adesso provocando l’inesorabile allargamento nello spazio infinito di ciò che chiamiamo universo.

Un’altra teoria parla invece della possibilità, all’origine della creazione, di uno scontro tra due universi paralleli preesistenti e separati come due fogli di carta da uno spazio chiamato quarta dimensione, spazio che, andandosi ad assottigliare sempre di più, avrebbe portato alla collisione di questi due “fogli di carta”. A quel punto, grazie alla spinta propulsiva creata dalla tremenda energia provocata dalla collisione stessa, i due universi si sarebbero poi riallontanati, per poi lentamente ritornare a collidere in un eterno movimento simile a quello di un mantice.

Una terza teoria che la nostra mente potrebbe pure considerare è quella di infiniti big bang paralleli in molteplici zone del cosmo, ognuno dei quali in grado di creare un universo differente, come, tornando all’esempio di cui sopra, una bellissima serata di fuochi di artificio, ognuno dei quali in grado di creare anche in contemporanea svariati e bellissimi cerchi colorati che, nel giro di qualche secondo, finiscono poi per collassare. Un’altra ipotesi, questa volta portata avanti dai fisici quantistici, parla della possibilità clamorosa da parte della nostra mente di creare semplicemente quel big bang a livello subatomico. Il nostro pensiero, come tanti piccoli creatori in erba, sarebbe in grado di fare affiorare la materia dal nulla e quindi di avere l’immane e immenso potere di portare all’esistenza ciò che fino a quel momento lo era solo in potenza. Questo succederebbe andando, questa volta, a ritroso fino a lambire le particelle più microscopiche che conosciamo. Particelle che sembra esistano potenzialmente e che risponderebbero al “richiamo” che la mente e l’intenzione di un ricercatore rivolge loro. In pratica questi infinitesimali esseri-particelle, uscirebbero…allo scoperto, facendosi trovare esattamente dove noi di volta in volta vogliamo.

Anche qui c’è la possibilità che, accanto ad una determinata scelta di tempo e di luogo, esistano infine altre possibilità di…scelta di tempo e di luogo, come una serie di “sliding doors” dal titolo del famoso film che aveva immaginato in modo assolutamente plausibile, la possibilità da parte dell’uomo, di scegliere molteplici porte, e quindi molteplici possibilità di vite parallele tutte allo stato potenziale e tutte alternativamente apribili dal nostro libero arbitrio.

Ovviamente quello che allo stato attuale ci illudiamo di conoscere e di sapere dell’universo che ci circonda rappresenta forse un millesimo di quella che è la realtà completa. Se ci è permesso un paragone con quanto sosteneva più di duemila anni fa il filosofo-fisico Platone, è un po’ come se fossimo legati e inchiodati con il volto rivolto verso la parete di una caverna e su questa vedessimo le ombre di esseri che ballano davanti al fuoco acceso alle nostre spalle. Quello che vediamo ci sembra reale perché è tutto quello che in quel momento siamo in grado di conoscere, ma in realtà non rappresenta altro che un’ombra di quella che è la realtà. Quello che noi consideriamo, come e più dello stesso Aristotele, il padre della cosmologia e della fisica moderne, aveva perfettamente capito e intuito senza l’aiuto di microscopi atomici, l’esistenza delle cosiddette “idee“, del tutto assimilabili alle microparticelle di cui sopra, idee esistenti allo stato potenziale e contenenti già l’essenza di quello che sarà creato da loro e per mezzo loro.

Alla luce di quanto abbiamo riassunto in modo un po’ frettoloso, non sarebbe poi così fantasioso ipotizzare di viaggiare se non nel cosmo, dove la teoria della relatività per ora ce lo impedisce a causa del limite invalicabile e per noi neanche avvicinabile della velocità della luce, almeno in altre dimensioni, ovvero in quegli innumerevoli universi paralleli che ci occhieggiano come in un gioco di specchi contrapposti dove la nostra immagine viene ripetuta all’infinito. Sempre qualche scienziato ha ipotizzato che in qualche modo ci sarebbe pure la possibilità di bypassare il limite della velocità della luce, semplicemente uscendo e rientrando al momento e nel luogo opportuno all’interno della complessa trama del cosmo a cui apparteniamo usando come vie di accesso e di fuga al tempo stesso i famigerati buchi neri.

Qualcuno ha anche sostenuto che potremmo, come una nave che plana sulle onde, utilizzare a nostro vantaggio la curvatura del tempo e dello spazio che evidentemente sembra verificarsi all’interno del nostro incredibile spazio. La possibilità comunque di andare a dare una sbirciatina al di là del nostro tranquillizzante giardino condominiale sarebbe quindi possibile? Forse sì, se solo le nostre conoscenze potessero allargarsi rispetto a quel poco che abbiamo fin qui conquistato con sangue, lacrime e sudore. Una cosa per ora possiamo farla se non altro per solleticare la nostra curiosità e iniziare per lo meno a farci delle domande confrontandoci con delle prime ipotesi per certi versi anche clamorose: andare a leggere con mente libera e senza preconcetti quanto le antiche scritture ci dicono relativamente a particolari episodi accaduti nella notte dei tempi. Episodi spesso strani e anche al limite della fantascienza che hanno visto protagonisti uomini come noi che hanno pensato di lasciare una testimonianza per i futuri discendenti.

Troppo spesso e in modo colpevole gli studiosi contemporanei hanno bollato tali racconti come semplice frutto della fantasia e della tendenza della mente umana a crearsi e a servirsi del mito, dimenticandosi che gli uomini del passato erano comunque molto più pratici di noi. Pur avendo le stesse superstizioni che in parte abbiamo ancora oggi, gli antichi quando raccontavano quello a cui assistevano, cercavano di descriverlo in modo veritiero con i mezzi che avevano a loro disposizione, come noi raccontiamo quello che vediamo nella famosa parete della caverna, e magari dando di quello che vedevano una spiegazione rudimentale e forse anche un po’ ingenua. Ma qualcosa di strano  in quei tempi remoti è comunque successo, un qualcosa che non sembra accordarsi con gli altrettanto ingenui schemi che abbiamo e continuiamo a usare per rappresentarci e per spiegare quel millesimo che noi conosciamo della verità.

Da sempre sono affascinato e anche sconcertato da quanto a volte la Sacra Bibbia ci ha riportato, con episodi che, se visti e analizzati al di là dei soliti schemi favolistici, sembrano schiuderci realtà incredibili e clamorose. Accanto alla Bibbia gli antichi ci hanno lasciato anche altri numerosi scritti e libri che con molta fretta abbiamo spesso bollato come inaffidabili e in qualche modo anomali rispetto alle logiche tranquillizzanti della nostra mente moderna. Libri che qualcuno ha chiamato “Apocrifi” dal greco “Apo-criptos” il cui significato reale è “Ciò che è tenuto nascosto“. Con questo termine sono stati in qualche modo identificati, chiamandoli appunto apocrifi, svariati testi che, per motivi a noi sconosciuti, non sono stati considerati affidabili. Il loro significato originale dovrebbe invece farci accendere la lampadina del dubbio, per lo meno sul perché inizialmente fossero stati tenuti nascosti. Due testi in particolare, appunto tra quelli considerati apocrifi, hanno finito con il solleticare la mia curiosità e la mia immaginazione: “Il libro dei segreti di Enoch” e “L’Apocalisse di Paolo“. Ovviamente non si tratta di personaggi immaginari ma nel primo caso del patriarca Enoc, bisnonno di Noé, e nel secondo caso dell’Apostolo Paolo di Tarso.

Clicca qui per la Seconda parte.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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