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A Verona sbagliano avversario: è il capitale il nemico della famiglia

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La tredicesima edizione del Congresso mondiale delle Famiglie organizzato a Verona ha agitato gli spiriti sopiti della sinistra italiana. Dopo mesi di letargo politico interrotti da qualche batosta elettorale e da un rimpasto al vertice senza troppo entusiasmo, improvvisamente il fronte dell’opposizione si è ricompattato.

E come in tutte le organizzazioni umane in crisi, l’unico pretesto per risorgere diventa trovare un nemico comune.

La sterile critica della sinistra contro il Congresso delle famiglie

Ed eccolo identificato nel Congresso delle Famiglie, diventato per l’occasione una macchina del tempo per un ritorno al medioevo, se non un raduno di esuli americani del Klu Klux Klan, oppure, secondo i più generosi, una semplice rimpatriata tra omofobi, bigotti e misogini. Insomma difficilmente si è mai vista una simile attenzione critica mediatica nei confronti di un evento che, per dimensioni e partecipazione, risulta inoltre essere più che modesto.

Come detto prima l’acredine non è tanto da far risalire ad un improbabile odio per l’idea di famiglia, rappresenta invece quanto più l’immancabile occasione per illudere il mondo sulla presenza di una sinistra unita e compatta. Invero, la pur numerosa e partecipata critica dell’opposizione contro il Congresso non ha portato finora una narrazione che andasse aldilà della semplice derisione dell’avversario. Siamo quindi alle solite, nel momento in cui si tratta di buttare giù contenuti e principi, la sinistra risulta clamorosamente assente.

Il Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, principale bersaglio delle critiche da sinistra.

La famiglia è unicamente un’istituzione religiosa?

Mettendo da parte dunque la voce critica all’evento, occorre però dire che anche dall’altra parte della barricata non sia affatto facile scovare una visione in grado di cogliere lo spirito del tempo, lo Zeitgeist hegeliano. Si è percepita infatti tra gli interventi dei principali relatori del Congresso e dalle loro posizioni ufficiali un’idea di famiglia che non va aldilà della sua interpretazione in chiave religiosa.

La famiglia è vista unicamente come dono di Dio e per questo contrapposta solamente agli altri tipi di relazioni amorose presenti nella realtà attuale. In sostanza, al Congresso emerge un mondo dove la famiglia è minacciata nella sua esistenza unicamente dalle deviazioni dal cammino spirituale e religioso. Questa lettura monocattolica della realtà non permette però di considerare tutta una serie di dinamiche sociali ed economiche che in questo preciso momento storico stanno contribuendo al tramonto della famiglia per come la conosciamo.

Né aborto od omosessuali, è la globalizzazione del capitale a minacciare la famiglia

È strano in tal senso che gli organizzatori del Congresso non colgano come la più pericolosa aggressione alla famiglia sia portata avanti dalla globalizzazione capitalista occidentale. Dalla Prima Rivoluzione industriale infatti, con un moto di continua accelerazione, tale fenomeno variegatamente composto da progresso tecnologico e abbattimento dei confini spazio temporali, si è trascinato dietro un costante deterioramento delle strutture sociali preesistenti, verso quello che si può chiamare processo di individualizzazione atomistica.

La struttura economica e sociale in cui accettiamo di vivere quotidianamente, per massimizzare la sua efficienza, tende infatti da una parte alla creazione di tanti individui single e consumatori e dall’altra alla distruzione di qualsiasi realtà giudicata economicamente inefficiente. La famiglia rientra in quest’ultima categoria, in quanto è il luogo del risparmio e quindi dell’assenza di consumo costante. La famiglia è programmazione per il futuro, è rinuncia per i figli. Insomma è tutto ciò che minaccia un sistema produttivo basato su domanda e offerta.

Non a caso infatti tutte le ormai cicliche crisi economiche tendono da una parte ad erodere lentamente il poter d’acquisto delle famiglie e dall’altra ad azzerare le possibilità di stabilizzazione per le nuove generazioni. Con queste due semplici mosse si può cancellare l’istituzione della famiglia, senza il bisogno di ricorrere ad improbabili aumenti dell’omosessualità. È questo il ragionamento fondamentale non colto all’interno del Congresso della famiglia.

La famiglia esiste prima del capitalismo, ed esiste anche prima della nascita della religione cattolica. Forse è antecedente anche alla nascita di qualsiasi religione conosciuta.

Il nucleo famigliare è inoltre istituzione cardine soprattutto della civiltà europea, mentre gli Stati Uniti sono la patria del self made man, dell’individuo, e Africa e Asia sono società fondate su nuclei etnici e comunitari. La fine della famiglia non può che segnare dunque la fine della civiltà europea.

 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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