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Un carovana di migranti per rovesciare Trump

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Quando qualsiasi avvenimento viene letto ed interpretato secondo una mera logica di partito, c’è esiste una spiegazione: si stanno avvicinando le elezioni. 

Questo sta succedendo negli Stati Uniti, dove l’attuale Presidenza Trump si trova ad affrontare le elezioni di midterm di novembre, con una stampa mainstream ritornata compatta contro il tycoon a due anni di distanza dalla clamorosa batosta presa alle presidenziali. Argomento del giorno è diventata la carovana di migranti che dal Centro America starebbe puntando dritto verso gli Stati Uniti, minacciando così il quieto vivere americano in piena campagna elettorale.

La narrativa mainstream ha distorto la storia della carovana

Come di consueto, la narrativa mainstream, con l’aiuto di una terminologia iperbolica e fotografie tatticamente estrapolate da contesti specifici, è riuscita a creare un “mito” nell’immaginario collettivo che, tuttavia, poco si avvicina a quella che è la realtà dei fatti. Proviamo a ricostruire quello che è successo negli ultimi giorni. Circa due settimane fa è iniziata a circolare la notizia che un  gruppo di persone avrebbe fatto i bagagli dall’Honduras con l’obiettivo di arrivare negli Stati Uniti. Un tragitto che si sarebbe dovuto compiere oltrepassando i confini di altri due Stati mesoamericani, il Guatemala e il Messico.

Il gruppo, beneficiando della possibilità di poter oltrepassare il confine guatemalteco solamente con il proprio passaporto, sarebbe arrivato dunque al confine con il Messico. Da lì in poi la cronaca ha iniziato a confondersi con il mito mainstream e come in qualsiasi racconto mitologico è diventato difficile comprendere ciò che c’è di vero e ciò che vero non è. Inoltre, come spesso accade quando si diffondono miti di tal fatta, la narrativa mainstream tende a non porsi domande di principio, che risulterebbero invece necessarie seguendo una normale prassi giornalistica. Domande del tipo: quante persone sono? Si tratta di un movimento spontaneo? Perché proprio ora?

I numeri sbagliati forniti dai giornali

L’assenza di numeri certi è il primo segnale di una versione traballante. Tutti gli articoli di giornale usciti fino ad oggi sembrano infatti contraddirsi impietosamente. Rai News aveva parlato di 2.000 persone in marcia, senza però specificare quale fosse il numero iniziale. Stime decisamente più generose erano arrivate invece da Askanews: 4.000 persone. Molto più ridotta invece la valutazione del The Post International, secondo cui la carovana sarebbe composta da sole 1.600 persone. Andando oltre i numeri, diventa molto complicato ricostruire quello che è avvenuto una volta che il la carovana ha raggiunto il confine tra Guatemala e Messico.

Anche su questo punto non ci sono due versioni fornite dalla stampa mainstream che si assomiglino. Secondo gli approfondimenti di Giovanna Botteri, su RaiNews24, la carovana sarebbe già da tempo entrata in Messico e si starebbe dirigendo verso il confine con il Texas. Una versione che stona con le stesse immagini che vengono fatte passare dalla Rai proprio durante gli interventi della Botteri. Attraverso queste si possono infatti vedere qualche migliaio di persone bloccate sul ponte al confine tra Guatemala e Messico. Dove si trovano dunque gli immigrati della carovana? Il buon senso ci direbbe che la maggior parte si trova ancora aldilà del confine, proprio come le immagini sembrano mostrare. Solo un piccolo gruppo, composta da qualche decina di persone, avrebbe superato legalmente il confine.

C’è l’opposizione honduregna dietro l’organizzazione del corteo?

Risulterebbe infatti quantomeno curioso che un gruppo di poche migliaia di persone, numeri bassi perfino per un corteo cittadino, abbia potuto impensierire la polizia di frontiera messicana, sfondando la dogana. Versione che però viene rilanciata con estrema naturalezza dalla stessa Botteri. Dubbi che aumentano se si pensa al continuo stato di allerta in cui opera la sicurezza messicana e al livello di militarizzazione del Paese. Diventa davvero difficile pensare che pochi scappati di casa abbiano messo a soqquadro quel confine.

L’elemento che però viene nascosto sotto al tappeto con una bizzarra nonchalance è l’organizzazione della carovana. Nei suoi approfondimenti la Botteri omette infatti di informare i suoi ascoltatori sul fatto che la carovana possa difficilmente essere classificata come “movimento spontaneo“. E, fatto ancor più sorprendente, non c’è nemmeno bisogno di un particolare fiuto giornalistico per capirlo. Basta leggere le dichiarazioni di Bartolo Fuentes, politico honduregno del partito Libertad (ora all’opposizione).

Lui stesso si dichiara come uno dei capi organizzatori della carovana, sostenendo di voler aiutare le persone a fuggire dalla miseria. Anche in questo caso non è necessario premi Pulitzer del giornalismo per capire come lo scopo di Fuentes possa essere, invece, meramente politico. Come sostenuto dallo stesso Governo honduregno, Fuentes punterebbe a indebolire l’attuale esecutivo per avere più chance alle prossime elezioni. In particolare l’obiettivo è quello di far interrompere il flusso di aiuti proveniente dagli Stati Uniti, come lo stesso Trump ha appunto minacciato. Niente soldi americani, niente consenso. Ecco quindi come una semplice carovana possa trasformarsi in un vero e proprio terremoto politico per tutti.

 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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