Le richieste di Donald Trump dovrebbero dimostrare agli alleati europei l’impossibilità stessa della sopravvivenza della Nato.
L’ultimo vertice dell’Alleanza Atlantica, previsto dall’11 al 13 luglio, mette a nudo tutte le divergenze ormai montanti in seno alla Nato, preludendone così l’imminente fine.
Un’Organizzazione “obsoleta” troppo costosa
Come una coppia giunta nella fase finale della crisi di relazione, così gli alleati si guardano negli occhi senza entusiasmo. Ognuno espone le sue ragioni, legittime, per l’ennesima volta. Ognuno constata l’impossibilità di arrivare a un compromesso. Donald Trump ha sempre avuto le idee chiare sull’Alleanza Atlantica. Fin dalla campagna elettorale che lo ha consacrato Presidente ha avuto modo di etichettarla più volte come “obsoleta”.
Il tycoon, che ha la negoziazione da imprenditore nel sangue, sta semplicemente portando l’Alleanza verso una rapida e indolore implosione.
“Gli Alleati devono contribuire con il 4% del loro PIL”
avverte Trump.
E i partner europei, in particolare quelli mediterranei, si guardano negli occhi perplessi. Come si può infatti accontentare da una parte le legittime pretese del Presidente americano che chiede il semplice rispetto degli impegni del Patto, senza scontentare dall’altro lato un’Unione europea che impone strettissimi vincoli di investimenti pubblici? Come si può poi far combaciare tutto questo con le esigenze di un elettorato che sembra chiedere a gran voce proprio un ritorno degli investimenti statali. Non nel settore militare, come vorrebbe il Presidente americano, bensì in sanità, istruzione e servizi per la popolazione. Irrealistico accontentare tutti.
Gli interventi Nato hanno peggiorato le condizioni di sicurezza nel Mediterraneo
Nella valutazione poi tra costi e benefici sulla permanenza nella Nato, pesa per i Paesi del sud Europa il poco entusiasmante curriculum della stessa organizzazione in termini di “garanzia di sicurezza delle frontiere”. Proprio uno dei pilastri su cui si era sottoscritto il Patto più di cinquant’anni or sono. I vari interventi Nato nell’area mediterranea hanno infatti contribuito al peggioramento delle condizioni di sicurezza esterna e interna per i Paesi membri. L’intervento del 1999 contro la Serbia, oltre ad aver causato più morti civili di quelle che erano state fatte dalle milizie di Belgrado, ha scombinato gli equilibri di quella regione in favore dell’etnia afferente alla religione islamica sunnita. Nella nuova entità statuale sorta dal conflitto, il Kosovo, sono stati indottrinati e addestrati numerosi jihadisti che hanno poi rimpolpato le fila delle varie organizzazioni del terrorismo sunnita takfiro, tra cui Al Qaeda e lo Stato Islamico (come scritto su Elzeviro.eu).
(In questo video viene illustrato come soldi sauditi finanzino scuole radicali islamiche in Kosovo)
In queste organizzazioni sono stati formati i futuri terroristi che hanno colpito proprio alcuni dei Paesi membri dell’organizzazione Nord Atlantica.
Nel 2011 la Nato è poi intervenuta in Libia, parteggiando contro il Governo in carica nella guerra civile in atto. Questo colpo di coda dell’Alleanza Atlantica risalente a otto anni fa è la principale causa della crisi migratoria che colpisce ora tutta l’area mediterranea. Per i Paesi di questa regione sarebbe quindi auspicabile la fine di questo Patto.
Anche la Russia divide un’Alleanza destinata a scomparire
Donald Trump lo sa e gioca proprio sul malcontento mediterraneo per traghettare l’Alleanza verso la fine. Osservatori parlano di un disgelo tra Stati Uniti e Germania durante il vertice. In realtà il tycoon, in maniera nemmeno troppo velata, ha accusato Berlino di subire troppo la sudditanza del vicino russo. “Prigioniera dei russi per il gas”, ha cinguettato l’inquilino della Casa Bianca. La Russia diventa così l’ennesimo argomento che evidenzia tutte le divergenze in seno all’organizzazione.
C’è chi legittimamente vede in Mosca un valido partner commerciale, oltre che un alleato strategico contro il terrorismo e c’è chi, altrettanto legittimamente, ha ancora vivo il ricordo dei carri armati sovietici e chiede per questo garanzie. Esigenze legittime, ma posizioni inconciliabili. Dal 1989 l’Alleanza Atlantica sta provando a ridiscutere sé stessa per cercare una nuova collocazione nell’ordine geopolitico post Guerra Fredda. Ci sono voluti quasi trent’anni per capire che questo ruolo non può esserci e che, come ha detto lo stesso Segretario Nato Stoltenberg “l’alleanza non è scritta sulla pietra”.
di Gabriele Tebaldi