Il quarto referendum costituzionale nella storia della Repubblica Italiana avrà luogo il 29 marzo 2020, per approvare o respingere la legge di revisione costituzionale dal titolo “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”. Approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati l’8 ottobre 2019, il testo prevede la diminuizione del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera dei Deputati, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato.
Questo referendum non avrebbe dovuto essere approvato in prima istanza.
Ora che c’è, e costa 300 milioni, se vincesse il sì taglierebbe in modo ridicolo, raffazzonato ed approssimativo il numero di parlamentari. Per 57 milioni all’anno, peraltro. Quindi effetti economici tra un lustro.
Di numero, i parlamentari devono essere quanti prescritti dalla Costituzione, studiati peraltro su una popolazione inferiore, per ovvi motivi di rappresentanza.
Devono avere meno privilegi, sì questo è vero. Ma a chi obbietta che ne abbiamo tantissimi, di rappresentanti del popolo, rispetto agli altri paesi d’Europa, si risponde che ogni paese è diverso e fa storia a sé. E che forse dovremmo iniziare ad avere meno paura di essere imitati, anziché sempre cercare il meglio altrove. Che poi viene così spesso, ma così spesso fuori che il meglio sta proprio nella subissata Italia.
Se vincesse il sì – come sarà, forse pure plebiscitariamente – sarà più facile essere eletti (o nominati, a seconda della legge elettorale) tanti più soldi si avranno. Soldi da cui derivano ineluttabilmente visibilità mediatica ed agganci infra-partitici, per non dire mazzette più o meno legalizzate. Si riduce la democrazia per aumentare la corruzione. Che capolavoro. Se potete, votate NO a questa leggerezza. Fatevi promotori invece di tagli ai privilegi dei parlamentari, italiani ed europei, dei consiglieri regionali, etc.
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