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Saverio Tommasi minimizza le foibe: quando un dilettante tenta di fare il giornalista

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Come di consueto il giorno del ricordo per le vittime delle Foibe ha sollevato le solite polemiche con le più classiche noiosissime sfaccettature.

Da sinistra come a destra infatti tale giornata di memoria storica diventa il pretesto per portare acqua al proprio mulino di partito, utilizzando il ragionamento a specchio dell’altra controparte quando i morti cambiano bandiera.

Un modo di ragionare stantio di cui si è occupato in un recente nostro articolo Filippo Klement. Non volendo tediare quindi i nostri lettori su noiose diatribe politiche, volgiamo invece l’attenzione su un giornalista diventato per quest’occasione la macchietta di se stesso.

Si tratta del fiorentino Saverio Tommasi

giornalista di Fanpage noto ai più per le sue scorribande in cortei di religiosi stravaganti o di nostalgici da circo. Un giornalista che ha fatto il suo successo semplicemente copiando un format già trito e ritrito da Striscia la Notizia e da Le Iene. Ovvero l’intervista al più “originale” tra i partecipanti ad una qualche manifestazione, sia essa dei seguaci della Chiesa del Settimo Giorno o o di qualche ricorrenza del ventennio, con l’obiettivo di deridere completamente l’intervistato.

Ecco Saverio Tommasi sarebbe un ottimo braccio operativo di un programma nazional popolare, come i citati della Tv di Berlusconi, non fosse che per la giornata delle Foibe ha deciso di vestire goffamente i panni dello storico.

In un video di poco più di 15 minuti

Tommasi ha infatti voluto dare una sua personale interpretazione del fenomeno Foibe. Peccato che nel video Tommasi cerchi di confondere il concetto di “personale” con il concetto di “storico”, facendo apparire fin dai primi minuti del video il suo obiettivo: ovvero la minimizzazione del fenomeno Foibe.

Le interviste che si susseguono sono infatti tutte rivolte a studiosi, la maggior parte di origine slovena, noti per le loro posizioni decisamente revisioniste. Per intenderci, nel video si arriva perfino a fare le pulci sul numero reale dei morti infoibati che, secondo gli intervistati da Tommasi, amonterebbe “solo” al migliaio, rispetto ai 5000/10000 che di solito si attribuiscono al fenomeno.

Viene addirittura messa in discussione la storicità della Foiba di Basovizza, dove si trova il sacrario più noto dedicato alle vittime di quel periodo. Per questo, come argomentazione, lo storico interpellato dice:

In questa Foiba sono stati trovati solo soldati tedeschi, anche se non si sa esattamente quanti cadaveri ci siano dentro.

In generale, il messaggio del video

è che le Foibe sarebbero una naturale conseguenza della precedente aggressione italo tedesca contro il popolo slavo. Insomma il più classico dei “se la sono cercata”. Il tutto senza specificare che le vittime erano il più delle volte italiani senza nessun tipo di legame con il fascismo.

Che Saverio Tommasi abbia tutta la libertà e il diritto di minimizzare il fenomeno Foibe non c’è dubbio. Tuttavia, quello che dovrebbe frenare la lingua del fiorentino è il suo assoluto doppiopesismo nell’analisi di analoghi fenomeni storici.

Quest’approccio contabile volto a scandagliare il numero dei morti di una tragedia, con il chiaro intento di minimizzare l’episodio attaccandosi a dei decimali, è infatti il ragionamento tipico usato dal ’45 ad oggi dai negazionisti e revisionisti dell’Olocausto. E sinceramente vedere l’antifascistissimo Tommasi fare suo un ragionamento del genere non può che far riflettere. Immaginiamo infatti lo scandalo e l’indignazione di Tommasi se un revisionista dell’Olocausto realizzasse un video con la stessa impostazione logica usata dal fiorentino.

Giustificare le Foibe sulla base dell’aggressione italiana nei Balcani

è come giustificare l’aggressione nazista alla Polonia sulla base dell’iniquo trattato di Versailles. Non c’è ne voglia Tommasi, ma questo era più o meno la giustificazione usata nei discorsi di Adolf Hitler tra l’estate e l’autunno del ’39.

Insomma la storia è un affare complesso e rischia di diventare campo minato per chi non è abitutato a maneggiarla. Saverio Tommasi, tanto televisivamente bravo nell’irridere lo scemo del villaggio di turno, ha mostrato così il suo essere dilettante di fronte ad una materia che non può essere affrontata con un format da programma di intrattenimento.

 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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