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Salvini e Meloni sono due finti sovranisti, ecco perché

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Da come ci viene descritto, sembra che il palcoscenico politico italiano attuale sia diviso su due fronti: europeisti da una parte e sovranisti dall’altra. Dove il Partito Democratico sarebbe alfiere del primo gruppo, mentre Lega e Fratelli d’Italia dovrebbero essere collocati nel secondo.

Si tratta tuttavia di una banalizzazione estrema, se non di una vero e proprio travisamento della realtà, che purtroppo tende a confondere cittadini potenziali elettori. Colpevole di questa voluta confusione è il quarto potere, i media mainstream, che dovrebbero essere il ponte tra i cittadini e la politica, permettendone un avvicinamento con l’obiettivo di rendere più trasparente il carattere democratico del nostro sistema. Invero la casta mediatica contribuisce all’obiettivo opposto.

Prendiamo come esempio Matteo Salvini e Giorgia Meloni

leader rispettivamente della Lega e di Fratelli d’Italia. Due partiti e due leader che in maniera trasversale nell’universo mediatico vengono dipinti e descritti come sovranisti. Che, riducendo all’osso tale definizione, implicherebbe perlomeno la volontà di tutela dell’interesse nazionale, sia esso economico o geostrategico, rispetto a poteri sovranazionali. Non sarebbe pero’ troppo difficile scoprire come tale etichetta di “sovranista” non si possa adattare nemmeno un po’ a due leader, che per altro la rivendicano apertamente.

Per esempio, recentemente, Matteo Salvini ha espresso il suo apprezzamento per l’operato di Mario Draghi come Presidente della Banca Centrale europea, arrivando ad auspicare addirittura una sua elezione al Quirinale. Viene quindi difficile comprendere come un presunto sovranista possa proporre come più alta carica dello Stato, un personaggio che ha contribuito all’estromissione dell’ultimo governo Berlusconi (2011), agitando lo spettro dello spread e mettendo quindi in secondo piano gli interessi nazionali di un Paese rispetto a quelli sovranazionali degli investitori.

Ci si aspetterebbe quindi che la proposta di Draghi al Quirinale venga fatta da un partito come + Europa, o al limite dal Partito Democratico, non di certo dalla Lega.

Giancarlo Giorgetti

Sempre dal Carroccio

in questo caso da Giancarlo Giorgetti, è arrivata poi l’ulteriore conferma dell’indole poco sovranista della Lega:

Io sono il responsabile degli Esteri della Lega. E se dico che non usciamo (dall’euro), non usciamo. Punto

Parole difficilmente equivocabili.

Dall’altra parte c’è poi Giorgia Meloni

che, forse più di Salvini, rivendica con orgoglio il suo presunto sovranismo. Anche in questo caso ci risulta difficile conciliare l’etichetta di sovranista con una leader che ha apertamente rivendicato la bontà del principio di pareggio di bilancio in Costituzione. Ovvero quella norma introdotta dal Governo Monti nel concitato 2012 che obbliga lo Stato italiano a recuperare in tasse l’esatto importo allocato per investimenti pubblici, eliminando de facto la possibilità di fare spesa a deficit.

Si tratta di una visione di politica economica aziendalista che equiparerebbe lo Stato alla stregua di una semplice impresa il cui unico obiettivo è il bilancio in verde. Come Giorgia Meloni pensi di conciliare quest’idea di Stato azienda, vincolato al pareggio di bilancio, con l’idea di uno Stato sovrano libero di investire in infrastrutture (strade, ponti, ferrovie, aerei, scuole), sanità ed energia, resta un mistero irrisolto.

Forse la risposta

è stata abilmente scovata dal magistrale intervento di Thomas Fazi, che al programma Omnibus di La 7, ha affermato che tutti i principali partiti italiani, da destra a sinistra, perseguono attualmente la stessa agenda: ovvero il liberismo. All’intervento di Fazi aggiungiamo uno spunto.

Salvini e Meloni dovrebbero rappresentare, per i cittadini davvero euroscettici e sovranisti, i veri nemici da combattere. Nascondersi dietro una finta etichetta, raccattando consenso grazie ad essa, per perseguire invece una politica opposta è ben peggio di chi almeno apertamente dichiara il suo odio contro il sovranismo.

 

 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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