Appare quasi poetico come i media o gli stessi compari di partito, di tanto in tanto, riesumino il fondatore del Pd, esimio romanziere Walter Veltroni. Che ammonisce (ma che novità) sul pericolo fascista e fa ponti d’oro al guerrafondaio McCain.
Lui, con il pasciuto ultracattolico Adinolfi, il democristiano Follini, il profeta Fassino e altri hanno dato vita a una creazione politica che oggi è data al minimo storico nei sondaggi. Addirittura affaritaliani.it dà il Partito democratico al 3 – 4%.
Il politico di lunghissimo corso vorrebbe ultimamente ammonire il diseducato italiano medio sulla pericolosità intrinseca del governo attuale. Il governo Conte, infatti viene tacciato di pericolosissimo estremismo di destra. E’ d’accordo con lui un altro romanziere, giallista di successo: Dario Franceschini, che già in marzo, ammoniva contro il medesimo pericolo, ma forse aveva paura del pericolo di perdere la poltrona, come è accaduto subito dopo?
Eppure il Premier, come ha dichiarato nell’unica intervista di un certo peso che ha rilasciato (a Travaglio, per il Fatto), votava il loro partito fino al 2013. Poi è stato troppo, anche per uno proveniente dall’area di sinistra, sempre stando alle dichiarazioni di Conte.
Questi fascisti si annidano proprio dappertutto. L’ultimo ammonimento di Veltroni, giunge poi da fatti d’oltreoceano. La sinistra (ah-ah!) dovrebbe, dice il Fondatore, ripartire da John McCain, quel galantuomo.
Per chi conosca l’inglese e voglia approfondire la figura di McCain, questo articolo di ormai 10 anni fa rimane scolpito come nella pietra: https://www.theguardian.com/world/2008/jun/22/johnmccain.uselections2008
Qui però cadiamo nel più assurdo parossismo.
I girotondini pseudopacifisti che esaltano uno dei più grandi guerrafondai del secondo dopoguerra. Colui che tra i politici americani è sempre stato pronto addirittura a glorificare la guerra come nemmeno Marinetti – e non propagandisticamente o artisticamente, si badi – bensì finanziandola con i suoi voti, foraggiati dalle dubbie amicizie che intratteneva nell’industria negli armamenti.
Lungi da noi voler esaminare l’annosa questione sul da dove dovrebbe “ripartire la sinistra”, ma forse il nodo della questione sta a monte: