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Nessun politico con i lavoratori. La pateticità della “sinistra” italiana

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Nemmeno uno.

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Lupi travestiti da agnelli.

Un politico di rilevanza nazionale che sia andato a fare i picchetti, a piantonare i cancelli della fabbrica. Manco uno che la notte sia stato con gli operai di Melfi. Operai che protestano perché uno dei loro padroncini, quello col monociglio, ha speso quattrocento milioni di moneta sonante per portare un pallone gonfiato, atleta rigoroso e fortissimo, a Torino. Un dio che corre in mutande dietro a una palla. Mentre loro sono in cassa integrazione la dignità del lavoro, non parliamo di una dignitosa pensione, è stata loro scippata. Intanto sono obbligati a comprare la maglia di Cristiano Ronaldo a 100 euro al figlio. Le casacche del portoghese sono infatti le più vendute perfino in quel di Napoli, superando tutte le divise azzurre della squadra locale. Ma loro non vivono nella grigia e piovosa, inquinata ed afosa Torino.
E dilettatevi pure con la storia che gli operai non si rendono conto di quanti introiti e che giro pazzesco in termini di danaro apporti il calciatore al gruppo. Fate finta di non sapere benissimo quanto sia distinto, con gli squali eredi dell’Avvocato che sbavano nel CDA della cassaforte di “famiglia”. Questo decennio di ossigeno fornito da un uomo che si è ammalato e forse non si potrà godere l’ingrassato conto in banca è servito a rendere tale ricchezza ancora più globale e meno connessa ad un centro univoco.

Nella snob Torino, comunque, la plebe va ad accogliere il ragazzone di Madeira, mentre dalla collina tanti annoiati paperoncini che hanno quote nella società si compiacciono di altri anni di dorato dominio sulla Serie A, comprato con quell’arroganza dei cacciati dal calcio, ma del calcio ancora plenipotenziari, che riuscirono ad ottenere il primo stadio “di proprietà” in Italia. L’Italia non è un paese turbocapitalista, ma ci sarà sempre qualcuno che si presta ad ascoltare i più deboli? Al momento non sembra assurta una voce minimamente autorevole che si ponga in sintonia con questo prezioso obbiettivo. C’è ancora, comunque, qualcuno senza padrone. Percepito e dileggiato, naturalmente, come cane sciolto. Una voce come Pansa, che dice tranquillamente all’Espresso “meno male che ho 82 anni, e non 28, perché questo è un Paese del cazzo, mi scusi”. E di tale Paese traccia l’involuzione completa, sottolineando l’inadeguatezza dei leaders, con la loro spocchia ignorante e li taccia di bullismo o fascismo.

Il baratro

La sinistra italiana è ormai del tutto assorta nella battaglia a colpi di tweet tra il ministro della propaganda Salvini e i suoi obbiettivi di punta: Roberto Saviano, Asia Argento e compagnia danzante. Saviano è il migliore, spalleggiato da Boldrini che si tappa la bocca per il gas siriano che poi si scopre che non esiste, denuncia come malavitoso Salvini, parla della presuntissima pressione ingeneratagli dai narcos messicani, pontifica dalla sua posizione privilegiata, come i comunisti col cachemire prima di lui. Lui difetta però dello stile per indossare tale pregiata lana. E, con anellazzi e retorica spiccia riempie le scuole convincedosi (?)di fare del bene. La sinistra è tutta qui. Poi non ci si lamenti se la sinistra è rappresentata dai fluttuanti spiriti dei grillini, totalmente in balia della persona forte del Carroccio.
I rappresentanti del proletariato non esistono perché non esiste più la prole. L’involuzione è totale e il problema più grande, che gli italiani non fanno più figli, non se lo fila nessuno.

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