Sulla risoluzione del parlamento europeo, che equipara comunismo e nazismo e che sostanzialmente invita gli Stati membri a vietare per legge i simboli e il pensiero marxista, si possono trarre diverse considerazioni.
Ne proponiamo tre.
- La prima è che in Europa i comunisti sono dei nemici, i quali al pari dei nazisti devono essere esclusi dalla vita politica dell’Unione, come già accade in alcuni stati membri. Per loro l’Ue non è infatti un campo di battaglia politico a cui possono legittimamente partecipare.
- La seconda, che dà il titolo a questa breve riflessione, è che l’Ue fonda la propria identità su un’enorme mistificazione storica (nel caso specifico: fantasiosa ricostruzione del patto Molotov-Ribbentrop, dimenticanza e dunque falsa coscienza sugli accordi di Monaco, cancellazione del ruolo dell’URSS nella vittoria contro le forze dell’Asse…) da cui dovrebbe sorgere qualche dubbio sulle reali possibilità di tenuta dell’Unione.
- La terza più che una considerazione è un interrogativo: sino a quando si potrà accettare il dispotismo di un’istituzione che intende imporre un’unica ideologia, quella neoliberale, e che criminalizza per legge qualsiasi altro pensiero alternativo?C’è poco da scherzare, perché se è vero che la risoluzione Ue non ha grande valore materiale, la sua larga approvazione ci dice che nel continente si sta formando un’élite politica reazionaria e antidemocratica disposta ad equiparare Togliatti a Goebbels, i partigiani italiani, tre quarti dei quali erano comunisti, ai nazisti.