L’insediamento del nuovo capo del Governo è avvenuto oggi, sabao 13 Febbraio, poco prima di mezzogiorno.
I 23 ministri che affiancheranno l’ex governatore di Bankitalia hanno giurato nelle mani del Presidente della Repubblica, così mettendo fine alla tribolata crisi politica principiata con la rimozione della fiducia del partitello guidato da Matteo Renzi alla precedente maggioranza di Governo.
Oggi ha giurato un governo che è frutto di un’accozzaglia improbabile, sostenuta da tutti i partiti dell’emiciclo, da LeU alla Lega, con l’eccezione di Fratelli d’Italia, unico partito (coerentemente) all’opposizione.
I ministri di sei partiti politici (M5s, Pd, Leu, Lega, Forza Italia, Italia viva) lavoreranno fianco a fianco ai nuovi tecnici – Franco, Cingolani, Colao, Giovannini, Cartabia e così via – che avranno in mano i ministeri più pesanti, soprattutto considerando che i ministri con portafoglio amministreranno i soldi del Recovery Fund, circa 70 miliardi di Euro.
Le uniche dichiarazioni rese ai giornalisti fuori dal Quirinale sono state rese da Franceschini (Pd), ministro per la Cultura, che ha si è augurato una veloce ripartenza per il Paese e auspicando che si lavori “perché la cultura, la bellezza sia il vero motore del Paese”. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi invece assicurando che “stiamo lavorando” ad aprire tutte le scuole in presenza.
Roberto Cingolani, al “superministero” per la Transizione Ecologica, non ha dichiarato nulla alla stampa, semplicemente ringhiando “Vado a lavorare”.
Draghi ha parlato di “mettere in sicurezza il paese”, auspicando vasta collaborazione da tutte le forze politiche. Rimarchevole la presenza di Forza Italia nel Governo, nonostante soltanto il 14% delle preferenze ottenute alle politiche del 2018 che hanno dato vita al Parlamento attuale.
Il commento di Paolo Desogus
Rest difficile digerire il nuovo governo. È stato buttato giù Conte per fare spazio a Brunetta e Gelmini. Mattarella ha forzato pesantemente la Costituzione per regalarci Colao. Ha sostenuto la squallida operazione renziana per metterci all’istruzione un pasdaran dell’aziendalismo didattico e alla Giustizia un’esponente di Comunione e liberazione.
E poi c’è Draghi
che si è tenuto per sé tutti i ministeri economici per riaffermare che l’Italia non ha sovranità sulla sua economia. Per il resto quest’uomo della destra, a cui sono state attribuite grandi capacità, ha evidentemente tirato su un’armata Brancaleone di tristi figuri che farà ridere il resto del mondo. Noi italiani avremo invece ben poco da divertirci.