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L’incoerenza sovrana, ecco il Napolitano bis

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Sarà Re Giorgio atto II, così è stato l’esito del sesto scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica.

Napolitano ha ottenuto 738 voti a favore, ben oltre la soglia dei 504 necessari per l’elezione, grazie al sostegno, o inciucio, chiamatelo come volete, di Pd, Pdl, Lega Nord e Scelta Civica. E’ la prima volta nella storia della Repubblica italiana che un presidente viene rieletto per il secondo mandato, anche se è difficile trovare nel merito della persona la ragione di una tale scelta da parte dei parlamentari votanti.

Re Giorgio non si è mai distinto per coerenza: già dal lontano 1956, anno in cui le cannonate sovietiche travolgevano la rivolta ungherese e lo stesso Napolitano definì l’aggressione una missione di pace, per poi ritirare tutto cinquant’anni dopo, rendendo omaggio alla tomba di Nagy (ministro ungherese torturato e ucciso dal Partito Comunista russo). Re Giorgio è anche il Presidente che con una volpesca manovra ha nominato nel 2011 Mario Monti senatore a vita per poi conferirgli l’incarico di formare un governo tecnico; governo che ha trascinato ancor più l’Italia nel guano della recessione.

Re Giorgio è anche colui che ha interpretato a modo suo il ruolo super partes del Presidente della Repubblica, invitando più volte il popolo italiano a non votare “movimenti populisti e demagogici“, in chiaro riferimento al Movimento 5 Stelle. Napolitano è sempre quel Presidente che, con atteggiamento da sovrano assoluto, ha voluto a tutti i costi la cancellazione delle intercettazioni tra lui e Mancino, nell’ambito dell’indagine sulla trattativa Stato-mafia. Ma soprattutto Re Giorgio è la persona che neanche un mese fa escluse nella maniera più assoluta una sua possibile ricandidatura.

Ha però anche ragione chi sostiene che un Napolitano bis sia la meno peggio tra tutte le opzioni possibili: ma come mai siamo arrivati a ridurci a dover scegliere tra un D’Alema (in Parlamento già da 23 anni), un Prodi (promotore dell’Europa delle banche) e un ormai ottantenne e comunque non super partes Rodotà?

Se verrà rispettato l’iter istituzionale Re Giorgio regnerà fino alla veneranda età di 95 anni, anche questo un record per la carica istituzionale più simbolica del Paese.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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