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La Torino che uccide le imprese

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TORINO – Ci hanno abituato a conoscere una città in risalita, in fruttuosa lotta per la diffusione della cultura e in sublime armonia con turisti e multiculturalismo. E’ innegabile che dopo le Olimpiadi invernali del 2006 la città si sia risollevata notevolmente entro tutti gli aspetti su citati, che, tra l’altro, erano a livelli a dir poco ridicoli. Sì: era ridicolo che non si vedesse un turista non ostante un’abbondanza di musei eccellentissimi, un passato da capitale del Paese, la Sindone, la grandezza e l’importanza di città e provincia. C’è chi vede, come l’eccellente presidente del nostro Ordine piemontese dei giornalisti Sinigaglia, barlumi di questa ripresa già nella ricostruzione del Teatro Regio, terminata nei lontani anni Settanta. Ebbene Torino in quegli anni era investita dal più bieco tempo di scontri di piazza ed omicidi tra giovani, tempi in cui i nostri coetanei andavano liberamente in giro con la pistola, mentre oggi giovani di destra e di sinistra, ancorché queste qualificazioni ancora reggano, vanno alle stesse feste e preparano gli esami gomito a gomito. Forse l’evolversi culturale è davvero molto, troppo recente. Più recente di quanto si voglia far trasparire. E casi isolati come un teatro ricostruito dopo ben quarant’anni dalla distruzione appaiono più un’isola nell’oceano che il barlume di una rinascita. I nostri auguri a questo nostro bel teatro sono però d’obbligo, stante il fatto che giusto ieri ha compiuto quarant’anni (dalla re-inaugurazione, alla mitica presenza di Maria Callas).

Torino dunque, per un motivo o per l’altro si è evoluta culturalmente, ma facendo passi indietro per tutto quanto riguarda l’ambiente e l’ecologia, il civismo della circolazione e del traffico. L”integrazione che non c’è, inutile dirlo, ma l’immigrazione che si concentra in certe aree dove gli italiani più “multiculturalisti” amano addentrarsi una volta alla settimana come se stessero compiendo qualche viaggio esotico. Ridicolaggini insomma, non certo integrazione. Uno molto snobby volemose bene, ché siete originali (leggi, diversi) e quindi interessanti. Ben diverso da un aiutiamoci l’un l’altro per far crescere questa città, e che nessuno si sogni di vivere di assistenza o di isolamento… Ma, messi da parte questi due comunque non trascurabili problemi, non si può chiudere un occhio sulla situazione tragica dell’economia del Comune, come peraltro fa disinvoltamente il sindaco Fassino che proprio stasera sul palco, da presidente del Teatro Regio, si fregiava della chiusura in pareggio del bilancio del teatro (quello del 2012 non è ancora online, comunque), quando tale teatro è finanziato per metà da sponsores privati come quello presieduto dal suo predecessore Chiamparino (Compagnia di San Paolo) e per metà dalle istituzioni pubbliche.

A differenza degli imprenditori e dei fornitori delle città che riescono ad entrare nel patto di stabilità montiano, gli sventurati imprenditori che sono scesi a patti con la nostra Città dovranno attendere, se ce la faranno, ulteriormente. Torino infatti non ha denaro. La città non può nemmeno incominciare a saldare una parte del suo enorme debito, di ben 642 milioni. Tale cifra fa del Comune di Torino la città più indebitata d’Italia. Sì,  oltre che la più inquinata: si tratta di un paio d’ori che non fanno piacere ai cittadini subalpini assennati. Tale enorme debito, peraltro, va ad incidere in maniera netta e non trascurabile sui 2000 miliardi di debito pubblico nazionale. Spesso quando si parla dell’erosione necessaria del debito pubblico nazionale (argomento che tiene molto banco da quando è stata sforata la fatidica soglia) non si tiene conto delle realtà locali, eccessivamente prodighe e disattente ai bisogni di gestione assennata delle risorse. E pensare che Torino è stata l’ultima grande città d’Italia a fornirsi di una metropolitana, e mentre oggi abbiamo una sola linea è stato ad esempio strapagato il progetto della linea 4, con tutti i problemi di una tramvia che solca il centro della città. Questa linea, che è stata concepita perché la gente lasciasse la macchina all’imbocco della Torino-Milano per poi saltare sul 4 e recarsi a lavorare in centro-città, è miseramente fallita ed è stata invasa dagli ospiti non paganti finché non è stato assunto un bigliettario. Risultato, ora chi viaggia sulla tramvia 4 scivola per la città in una solitudine angustiante. Una follia che è persino andata in porto. Questo tanto per fare un esempio di uno degli sprechi adoperatisi in tempo di Olimpiadi, quando per far di fretta si sono fatte molte cose male, tutte cose che, non ostante abbiano aiutato la dilatazione del debito, ora si difendono con la spocchia della medesima incancrenita classe dirigente riciclata. Riciclata ma non riciclona: sia infatti dato sapere a tutti, in conclusione, che la raccolta differenziata in questa città, sia nei luoghi pubblici (biblioteche, ospedali) sia nel centro città, ad esempio, è latitante.

Freddie

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Di Redazione Elzeviro.eu

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