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Pavidità centrodestrorsa

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Il centrodestra non ha intenzione di ottenere il Governo di questo paese per sé, né interesse a traghettare l’Italia fuori dalla crisi con scelte supportate da un’ampia maggioranza, scelte di politica economica impopolari, ma necessarie. Scelte che non vadano contro i diritti dei lavoratori, conseguendo una politica di destra italiana, quindi non solo destra conservatrice alla Thatcher, bensì un giusto mix dosato di tale destra e di destra sociale. Quella stessa ricetta che nonostante le mille pecche ha fatto sì che a seguito delle politiche del 2001 il primo Esecutivo nella storia della Repubblica portasse a termine il lustro di legislatura.

Il centrodestra avrebbe oggi i numeri tutti per governare se si andasse ad elezioni anticipate a giugno. Almeno così tutti i maggiori sondaggisti. Eppure è più comodo, evidentemente, spingere per un governo di grande coalizione, che garantisca soffici poltrone nell’immediato. E se Grillo protesta in Parlamento, forse non lo fa troppo forte poiché la parola inciucio incombe mistica su un parlamento che non è guidato da governo alcuno, ad un mese e mezzo dalle elezioni politiche. Questo sarebbe già di per sé un motivo sufficiente per attivare una campagna sia mediatica (e sappiamo ainoi che la coalizione in parola ha i mezzi), sia istituzionale che spingesse a nuove elezioni in giugno.

Il problema è che nel centrodestra le massime velleità sono quelle poltronaie: si  ha al massimo intenzione di prendere istituzioni che il governo, anche se dimezzato, immediatamente comporta. La persona di Berlusconi ancora calamita una certa percentuale di voti minima piuttosto alta, sì alta da mantenere intatti seggi, poltrone e privilegi. Persino la diaspora della destra in Fratelli d’Italia non ha tolto al Pdl nemmeno un 2% di consensi. Questo (per ora) partitello è nato perché Berlusconi ha deciso che le primarie costituiscono uno spreco democratico che non poteva che ledere alla sua azienda, il partito del Popolo “della libertà”.  Eppure l’Italia, come dimostrano anche le recenti elezioni, è un paese ove l’elettorato è orientato a destra. Solo una coalizione orientata in questa direzione può apportare cambiamenti solidi e democratici alla politica ed all’economia del paese. La ricetta principe è tuttavia, un po’ come nel Partito democratico, una rottamazione completa e non solo inventata. E’ necessario un leader giovane (più giovane di Alfano). Magari donna, magari non di harem alcuno. Forse Giorgia Meloni potrebbe essere all’uopo proposta e gravata di sì grande peso? Finché la battaglia non sarà giocata tra Renzi e Meloni Beppe Grillo dovrà necessariamente continuare la sua battaglia. E dopo forse la sua attività potrà trasformarsi in una stringente e stretta vigilanza.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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