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Il Fli allo sbando

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BARI – Tutti i dirigenti e gli uscenti del “partito” unipersonale finiano sono stati fatti fuori. Perché? Semplice: per fare entrare il socio della moglie del capo del partito che reca il nome FINI a chiare lettere nel simbolo.


In Puglia il Fli, partito osteggiato da destra a sinistra, ma che comunque si attesta sull’1% e sbarcherà in parlamento come zavorra dei centristi, è in rivolta. 

Mentre il giorno in cui si dovranno depositare le candidature si avvicina, Fli Puglia è a rischio chiusura per fallimento. Colpa di una doppia boutade: quella dei dirigenti, tutti, ciascun per sé, fino a qualche giorno fa convinti di poter spuntare un posto in parlamento e tutti lasciati ora a terra dal capo, che in Puglia candida solo non pugliesi; e quella della sua base, i circa duecento militanti, autoconvocatisi a Bari due giorni fa, per dire a Fini che il loro partito, quello locale, ha diritto di essere rappresentato in parlamento, ma anche per dire al coordinatore regionale Francesco Divella che, visto che per le liste tenta di far da sé, senza coordinarsi con nessuno, deve dimettersi

Un paio di cose sono certe in questa vicenda: 1. la legge che consente di candidare persone fuori dalla loro circoscrizione di residenza è iniqua e pertanto da correggere. 2. Le federazioni tra partitelli dell’1% dovrebbero essere vietate. Il porcellum è quando di più schifoso s’è mai visto tra le leggi elettorali , considerato poi che tutti i politici, visto il lecito odio nutrito dalla popolazione per questa legge che la priva del diritto di scegliere i propri rappresentanti, hanno detto che bisognava cambiarla. Pur, come sappiamo, senza averlo mai fatto.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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