E’ ormai sotto gli occhi di tutti come l’Italia si sia arenata in impreviste sabbie mobili per quanto riguarda la soluzione al consumo diffuso delle droghe.
Il nostro paese può vantare un’illustre debolezza da un punto di vista legislativo, da un punto di vista attuativo, e in particolare sotto un profilo strategico. Non è infatti palese l’intenzione ultima dello Stato italiano rispetto a questa tematica; alcuni stati come l’Olanda hanno scelto la via della tolleranza nei confronti delle droghe vendute in quantità contenute, ma d’altra parte bastonano duramente chi eccede la norma.
Qua invece si è scelta la classica via all’italiana, un miscuglio di perbenismo verso chi spaccia e monopolizza il mercato della droga, contro una mano forte e decisa verso chi è sorpreso ad acquistare e a detenere le sostanze stupefacenti.
Insomma la strategia del “prendi i pesci piccoli e poi se ci imbattiamo nei pesci grossi ci giriamo dall’altra parte“.
Ora una nuova sentenza della Cassazione vuole spingere nel sistema legislativo ancor più confusione sulla materia, come se già non bastasse.
“E’ penalmente irrilevante il consumo di gruppo di stupefacenti, sia in caso di mandato all’acquisto sia in caso di acquisto comune“, così han deciso le sezioni unite penali della Cassazione, in risposta alla lacuna in materia presente nella legge Fini-Giovanardi del 2006.
Se ci è lecito un commento possiamo osservare la totale inutilità di una simile sentenza: cosa cambia da un punto di vista etico, estetico, ma anche giuridico, se il consumo avviene in gruppo?
Dato che la legge dovrebbe partire da presupposti eticamente riconosciuti come comuni e condivisi, tale sentenza risulta del tutto inutile (nonché fuorviante).
L’ambiguità della materia peggiora ulteriormente, ma nel frattempo il giro di stupefacenti passa indisturbato, e sotto al naso delle autorità politiche e giudiziarie italiane, e in particolare scorrono fiumi di denaro ASSOLUTAMENTE non tassati.
La crisi la fa da padrona, tranne nel mercato della droga e della prostituzione (caso già trattato in precedenti articoli: si veda qui per un esempio), ma le soluzioni della nostra giustizia?
Nessuna, anzi viene autorizzato il consumo di gruppo senza che tra l’altro lo Stato ci possa ricavare un fico secco. D’altronde per i politicanti e i magistratucoli è ben più comodo così: prelevare anche il sangue dalle oneste attività, ed eventualmente coprirsi gli occhi voltandosi dalla parte opposta nel momento in cui si è in odore in qualche migliaio di chilogrammi di polvere bianca.
A noi l’Imu; e agli spacciatori?