Dopo 6 ore, ai giornalisti che attendevano davanti a Palazzo Chigi, è arrivato solamente un comunicato congiunto di una quarantina di righe che si può riassumere in poche parole: garantita la presenza industriale del gruppo in Italia , ma non l’occupazione.
Marchionne ha tenuto duro sulla sua linea ed il governo s’è mantenuto neutrale, come se la cosa non lo riguardasse da vicino. La parola chiave è stata “export“, niente è stato detto sulla cassa integrazione e sugli ammortizzatori sociali. Le indiscrezioni trapelate parlano addirittura di tavoli separati, che si sono ricongiunti dopo per esternare le proprie posizioni.
Per quanto riguarda gli investimenti da parte della Fiat sul mercato dell’auto, per ora non ce ne saranno. In altri termini, ci sono volute 6 ore per decidere che si aprirà una trattativa nelle prossime settimane. Niente di fatto, niente di concreto, niente di niente. La Fiat non ha rilasciato dichiarazioni, ma pare che Marchionne abbia strappato a Monti sgravi fiscali sui modelli fatti in Italia destinati al mercato interno ed europeo.
Anche N.A.A. è laconico nel suo commento a questo vertice blindato ed inconcludente. CHAPEAU (tanto di cappello) alla bravura manageriale di Marchionne che nel 2004 salvò la Fiat dal fallimento (che Gianni Agnelli voleva vendere alla General Motors): bisognerebbe che accettasse di diventare premier. Al posto di Monti saprebbe cosa fare per portare l’Italia fuori dalla crisi.
di Giuseppe Franchi – presidente NAA (movimento Noi automobilisti antieuropeisti www.noiautomobilisti.it) dal commento dello stesso sul gruppo fb di questo giornale https://www.facebook.com/groups/384875368200618/