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Dal diritto alla gogna politica di una Corte estranea all’ordinamento

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Ennesima ingerenza politica da Strasburgo: l’Italia bacchettata perché definita carente nella legislazione penale in relazione ai fatti della scuola Diaz al G8 di Genova del 2001.

La Corte europea per i diritti dell’Uomo, organo del Consiglio d’Europa con sede a Strasburgo (nulla a che fare con l’Unione europea) se ne è uscita con una sentenza smaccatamente politica, condannando l’Italia per “torture” in riferimento all’irruzione della polizia nella scuola Diaz di Genova durante il vertice del G8 del luglio 2001.

Nella sentenza pubblicata dal tribunale di Strasburgo il nostro paese è destinatario di una dura condanna per i maltrattamenti subiti dal ricorrente, il manifestante veneto Arnaldo Cestaro, all’epoca 61enne, a cui e’ stato assegnato un indennizzo da 45 mila euro. L’Italia è stata anche condannata per non essersi dotata di una legislazione adeguata per punire il reato di tortura. Il ché è ben diverso dal suggerire al legislatore di inserire il reato di tortura, ma comunque si tratta di un’asserzione discutibilissima, poiché le violenze con aggravanti della posizione pubblica corrisponderebbero perfettamente, sia per severa punibilità, sia per corrispondenza degli avvenimenti, alla fattispecie in questione.

Suscita una certa ilarità come un organismo estraneo alla nostra legislazione, un organo “europeo” di cui fanno parte paesi che negano i più elementari diritti umani, come la Moldavia o l’Azerbaijan (non certo europeo e classificato come paese non libero), si permetta, anziché di occuparsi di questioni ben più pressanti, di andare a bacchettare il nostro paese per fatti di quindici anni fa.

Ancora più ilarità suscita l’odierno salire sulle barricate da parte dei buonisti del diritto, le stesse menti che hanno snaturato l’ordinamento penale con idee tramutatesi in sentenze che non tengono conto di aggravanti ed attenuanti, con lo scardinamento del sistema penitenziario offrendo la buona condotta chi non ne osservi una assurdamente “cattiva”. Questi bonaccioni del diritto, pecore di pseudogiuristi che dettano la linea alla giurisprudenza quando non la producono essi stessi, dottrinari da “Repubblica”, oggi si sperticano nella gara di chi urla più forte che il nostro codice penale dovrebbe contenere un reato, quello di “tortura”, il quale avrebbe permesso ai responsabili delle violenze dei fatti della Diaz al G8 di Genova di non passare impuniti.

Punto primo: i responsabili non sono stati individuati con sufficiente chiarezza, quindi a Strasburgo o a casa nostra possono inventarsi i reati che vogliono per far calzare al caso concreto una punibilità, ma non potranno poi punire nessuno. Punto secondo: il nostro ordinamento prevede numerose fattispecie applicabili, con pene cumulabili e centinaia di anni di galera per quei pessimi agenti che torturarono, se torturarono.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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