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L’italia sotto lo scacco della Fiat

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Esiste un Primo Ministro forte e capace di guidare la propria nazione in maniera autonoma e indipendente da poteri esterni. Un leader che ha saputo mettere ordine ad una situazione di caos, in cui oligarchi delinquenti, arricchitisi grazie alle storture di un capitalismo d’assalto, affamavano la popolazione con manovre economico-finanziarie spavalde. Un politico che non ha mai avuto nessun tipo di timore reverenziale nei confronti di colossi economici privati presenti nella sua nazione; ognuno di essi infatti è perfettamente consapevole di dover impostare la propria strategia di profitto in base alle esigenze della nazione.

D’altronde così deve essere. Eppure a migliaia di chilometri da Mosca in una terra più calda e assolata si persegue una politica di accomodamento nei confronti di qualsiasi potere esterno al governo di Stato. Le ultime inquietanti battute sono giunte per bocca del ministro allo sviluppo Federica Guidi che in riferimento alle future scelte operative di Fiat ha detto: “Fiat è un’azienda privata e può fare quello che vuole“.

In  una frase il neo ministro è riuscita a sintetizzare quella che per anni ormai è la nulla posizione della politica italiana nei confronti dell’economia nazionale ed internazionale. Fiat utilizza la cassa integrazione in maniera sconsiderata? Problemi loro, tanto sono privati. Fiat delocalizza per risparmiare sugli stipendi? Problemi loro. Peccato che l’impatto di tali scelte strategiche sul tessuto sociale sia non indifferente, dato che Fiat ricopre un ruolo di primissimo piano nel suo settore. Il ministro Guidi evidentemente non conosce la differenza tra un anonimo negozio di pneumatici, la cui chiusura (seppur tragica) non avrebbe un costo visibile sulla collettività e Fiat, un colosso che ha il potere di “vita o di morte” su centinaia di migliaia di lavoratori italiani.

Non possiamo continuare a recitare il ruolo di passivi subalterni rispetto a decisioni in cui dovremmo mettere il becco, perché Fiat, pur nella sua natura privata, è radicata sul territorio nazionale sfruttandone da sempre le risorse e i vantaggi, in un rapporto che forse non è mai stato bilaterale.

C’è da chiedersi se una tale sudditanza sia da imputare a personaggi mediocri che continuano ad alternarsi sulla scena politica oppure ad un implicito e sottinteso accordo in cui Fiat deve continuare a dettar legge anche tra i banchi del Parlamento. Nel frattempo guardiamoci un po’ ad est per prendere qualche nobile spunto.
 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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