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Una fiducia ridotta ai minimi termini

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Il discorso disinvolto ed appassionato di Matto Renzi, rivolto più ai telespettatori che ai senatoti in aula, ha ricevuto pochissimi applausi. Probabilmenmte è stato l’esordio chiaro e lapidario, in perfetta sintonia col suo stile immediato, a congelare i presenti. La frase non è certo passata inosservata ed è risuonata in tutto l’emiciclo di palazzo Madama: ” Spero di essere l’ultimo Presidente del Consiglio a chiedere la fiducia a questa Camera”. Punto (come già considerasse i senatori una specie in estinzione). 
 

Poi di botto è passato alle priorità che ritiene impellenti: l’edilizia scolastica, lo sblocco totale dei debiti della P.A. e la riduzione a due cifre del cuneo fiscale. Un costo di circa 100 miliardi di euro buttato lì come se niente fosse, coperto finanziariamente da un diverso utilizzo della “Cassa depositi e prestiti”, che ha già un suo preciso itinerario da seguire. Già che c’era poteva mettere in conto anche gli esodati, ma probabilmente nella foga del discorso a braccio se li è scordati. Ha dedicato invece spazio alla cittadinanza degli stranieri in Italia, slittata dall’emissione del primo vagito al completamento di un ciclo di studi. No comment, se ne parlerà a tempo debito. Considerata la risicata maggioranza intascata a tarda notte (169 si e 127 no), inferiore a quella di Letta dell’11/12/2013 dopo l’allontanamento di FI (173 si e 127 no), si può solo constatare che il suo governo cammina sulle uova. 
 
Per uno che non vuole cambiare solo l’Italia, ma l’Europa, non riempie certo di ottimismo. I piedi avanti su quanto succederà in futuro li ha messi lui stesso: “se perderemo la sfida, la colpa sarà solo mia”. Non solo, aggiungiamo noi, ma anche di tutti coloro che l’hanno aiutato ad impossessarsi della “campanella”. Rivoluzionare la politica Italiana, dar vita ed una III Repubblica quando lo schema totale è ancora quello di prima, con tutti i paletti, i pesi ed i contrappesi che la bloccano, non riuscì nemmeno a Berlusconi in questi ultimi venti anni di cosiddetta II Repubblica. Anche quando godeva di una maggioranza in Parlamento superiore a quella di De Gasperi.
I sostenitori di Renzi devono farsene una ragione: non è lui il salvatore della Patria.

Giuseppe Franchi, Naa 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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