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Economia: il dilemma di Matteo Renzi

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Non lo preoccupano coloro che hanno rifiutato i dicasteri (si possono rimpiazzare), non lo turba la voce grossa di Alfano che chiede poltrone, ma lo dilania il delicato ministero dell’Economia. Darlo a qualcuno gradito a Bruxelles (assecondando Draghi), oppure sceglierne un altro contrario ai programmi Ue? La rilettura dell’Amleto di Shakspeare può venirgli in aiuto. 

Accetterà l’incarico con riserva, come prescrive la prassi, si troverà a districare una matassa molto ingarbugliata. Parte decisamente male, con un partito spaccato alle spalle, con i giornalisti che non gli danno tregua e con un numero sempre crescente di nuove difficoltà da stemperare. Corre lungo un percorso non solo accidentato, ma pieno di buche, che non agevolano la sua folle corsa. 
Aveva criticato Monti che era “salito ” in politica dopo aver ripetuto per un anno che non si sarebbe candidato, ma lui cosa ha fatto dopo aver blaterato che mai sarebbe andato al governo senza la legittimazione popolare? Tranquilli: i politici dicono una cosa e ne fanno un’altra. Non bastano idee, convinzioni, ambizione e determinazione: al varco lo aspettano i burocrati europei con un lungo pelo sullo stomaco. 
Se non è Nembo Kid riuscirà a portare a casa, con i fatti e non con le parole, molto poco. Per tirare avanti un pachiderma con lo sgangherato carrozzone italiano ci vuole una forza erculea ed una squadra di titani presi in prestito dalla mitologia. Un programma molto ambizioso il suo: riforme (subito) , lavoro (a marzo) , pubblica amministrazione (ad aprile), fisco (a maggio) .
Vuole fare tutto schioccando le dita prima di andare in ferie? Pura utopia pensare di stare a Palazzo Chigi fino al 2018. Tempo fa c’erano cittadini ottimisti che vedevano il bicchiere mezzo pieno e pessimisti che lo vedevano mezzo vuoto, ora quasi tutti gli italiani non vedono nemmeno più il bicchiere.

Giuseppe Franchi 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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