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I dipendenti delle Aziende Pubbliche di Trasporto: la nuova razza padrona.

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L’Italia è ormai da tempo un paese dove dominano più che gli interessi del Popolo Italiano, ormai relegato all’ultimo posto nella scala dei valori tutelabili, gli interessi delle varie lobbies di potere che hanno da tempo preso in ostaggio non solo il Governo ma anche la nazione intera. L’interesse, quello di casta e non quello collettivo, la fa da padrone assoluto, con i vari centri di potere liberi di servirsi di tutta la protervia e l’arroganza che vogliono  pur di raggiungere i loro opulentissimi “diritti” frutto di una visione egoista e vetero corporativa.

Quello che sta succedendo in questi tristissimi e caotici giorni, con intere città in ginocchio a causa dei reiterati, irresponsabili scioperi dei mezzi pubblici, la dice lunga su quanto il nostro paese sia ormai da tempo vittima e preda dell’arbitrio e dell’arroganza di pochi. Pochi, ma perfettamente organizzati e molto potenti, che continuano a devastare impunemente il tessuto, quello ancora sano, della nostra travagliatissima Italia. Siamo allo sfascio e forse ormai all’ultima spiaggia se appunto pochi privilegiati, grazie anche all’aiuto e alla complicità che viene regolarmente concessa loro dalle Organizzazioni Sindacali, possono tenere una nazione  intera in ostaggio.

Ma questo appunto succede in un’Italietta in cui basta essere organizzati in gruppi altamente politicizzati in grado di influire pesantemente sulla vita di milioni di persone, per poter liberamente spadroneggiare in lungo e in largo facendo quello che si vuole. L’appagamento a tutti i costi dei propri scopi di casta fregandosene in modo totale e assoluto se questo appagamento richiede il sacrificio contemporaneo di milioni e milioni di cittadini incolpevoli, è il nuovo “Moloch” imperante, il nuovo dictat di una società malata di egoismo e di protagonismo, dove per raggiungere dieci euro in più nella propria paghetta settimanale si è disposti a passare sul cadavere del proprio vicino. La nostra critica, forte, deriva da un’esasperazione arrivata ormai ad un limite non più travalicabile, il limite di un Popolo Italiano stufo di fare da zerbino ai singoli privilegiati di turno intesi come sotto gruppi arroganti e potenti che mettono il loro interesse al di sopra di tutto il resto, questa non è più democrazia, ma la sua prima spiacevole conseguenza e degenerazione: l’anarchia.

I dipendenti delle aziende pubbliche di trasporto, in grado di mettere a tappeto intere città, non sono lavoratori spremuti come limoni in cave malsane a duecento metri sotto il livello del suolo, con salari da fame e con la prospettiva di essere messi sulla strada da un secondo all’altro: sono soltanto una classe di lavoratori altamente privilegiati. Lavoratori che, a differenza di milioni di Italiani che navigano a vista nelle acque tormentose della miseria, possono ritenersi fortunati, fortunati di avere un lavoro, salvo rare eccezioni, stabile e garantito, uno stipendio assolutamente congruo e in grado di dare loro un’esistenza più che dignitosa.

Sarebbe bello andare a verificare quali mai possono essere i motivi tormentosi della loro insoddisfazione, perché se si lamentano loro allora cosa dovrebbero fare e dire i milioni di Italiani di cui sopra, molto meno fortunati, che il lavoro l’hanno perso o non ce l’hanno mai avuto, o che invece di onorevolissimi milletrecento, millequattrocento euro al mese, ma forse anche di più,  si dipanano tra molto meno onorevoli 500/600 euro di cui magari 250 da versare all’Inps per non vedersi arrivare l’ufficiale giudiziario a togliergli da sotto anche il letto in cui dormono? Mi riferisco alle centinaia di migliaia e più di Italiani costretti a lavorare come liberi professionisti dietro le cui poco amate terga, non c’è uno straccio di nessuno a reggergli il capo mentre vomitano la loro bile per la rabbia di essere stati abbandonati da uno stato debole con i forti di cui sopra ma forte con i deboli.

Forse che lor “Signori dei Trasporti Pubblici” si lamentano perché i turni a cui vengono sottoposti nel loro benedettissimo lavoro quotidiano, sono “massacranti”? Magari!…Ci permettiamo di dire. Sempre seguendo il discorso di cui sopra, quanti Italiani affogati dai debiti, mal nutriti, e senza una speranza degna di un mondo civile, quei turni così “massacranti” se li accollerebbero non domani, ma oggi…ieri… . ! Qui, beninteso, non si sta negando il diritto sacrosanto di sciopero, qui si sta criticando e dicendo, una volta per tutte, basta all’abuso arbitrario di quello stesso diritto. Un diritto concepito per difendere i lavoratori deboli contro un effettivo sfruttamento da parte di, oggi assai improbabili, imprenditori “canaglia”, un diritto che però colpevolmente non è stato mai regolato così come avrebbe meritato. Un diritto che, leggendo tra le pieghe della nostra Costituzione, avrebbe dovuto rappresentare soltanto l’estremo rimedio, l’extrema ratio, non l’ingiustificato e appunto arbitrario ricorso in ogni momento, anche, come quello attuale, di un normalissimo rinnovo contrattuale. Chi l’ha detto infatti che l’unico strumento attuabile ogni volta che si deve riscrivere un contratto nazionale sia solo e soltanto lo sciopero selvaggio?

Uno sciopero selvaggio che è diventata invece la prassi in un paese dove la via più comoda e più veloce per perfezionare i propri diritti è quella di far catapultare ogni volta la nazione  in un incubo quasi surreale. Un incubo dove le conseguenze di quello… stramaledettissimo contratto in fase di rinnovo le devono sopportare tutti gli altri cittadini che nulla possono fare a riguardo e che, in questo momento tragico per il nostro paese, si dipanano in problemi di ben altro spessore. Se pochi esagitati, privilegiati e viziatissimi lavoratori si possono permettere di fare quello che fanno, una precisa responsabilità a questo riguardo va attribuita in primo luogo agli stessi Sindacati, buoni a tutelare gruppi, caste di lavoratori che sono in grado, grazie anche al loro potere contrattuale, di far spostare l’ago della bilancia nei rapporti di forza all’interno dello Stato, e in grado sempre di apportare tessere e relativi soldi nelle loro casse oltre a tanti voti nelle tasche dei partiti a questi idealmente collegati. Le stesse Associazioni sindacali non sono altrettanti brave e…buone quando si tratta di tutelare i tanti disperati, cittadini Italiani di serie A come gli altri e con la stessa dignità, che vivono in condizioni di sovrumana povertà. Cittadini sfortunati che, ripetiamo, dietro le loro tristi spalle non hanno nessuno che possa dare loro un minimo di accettabile e utile tutela o difesa.

I diritti di questi non esistono e non esistono neppure per lo Stato, buono a porgere la mano e su quella a mettervi una lauta prebenda a chi pensa di venire sui nostri lidi a trovare “l’Eldorado“, ma molto meno quando si tratta di dare quella stessa mano ai cittadini italiani dissanguati dal Fisco e ridotti a racimolare un tozzo di pane dalle associazioni umanitarie. Non vuole essere questa demagogia spiccia ma purtroppo è soltanto l’atroce realtà di un paese come il nostro, un paese che non è, riparafrasando un famoso film, per vecchi e…per poveri ma di chi ha la forza di imporre il proprio pesante maglio e la propria prepotenza per mantenere intatto il bagaglio dei propri privilegi, con tanti saluti alla giustizia sociale, all’equità e a tutto quello che trasuda dalla carta della nostra Costituzione. In un paese come il nostro dove prevale l’uso della forza il detto latino “Verba volant scripta manent” potrebbe essere rivisto e riletto come ” Vis (la forza) volat scripta manent… solum scripta“. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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