Dopo che s’è rotto le ossa con Monti (la sua UDC supera di poco l’1%), Casini vuol ritornare in coalizione con quel che fu PDL, convinto che Berlusconi possa dimettersi da senatore prima che l’estromettano di brutto. Ha pure elogiato le doti di Marina Berlusconi, senza sputare sul partito dinastia. Non stupirebbe nemmeno tanto se fra poco si facesse vivo pure Fini col capo cosparso di cenere, anche se non si sa con quale faccia tosta si presenterà. Non è un ex DC lui, non ha le radici nel PPE, ma in quella destra che ha tradito miserevolmente buttando alle ortiche anche la leadership di un partitone che il Cavaliere gli avrebbe lasciato in eredità.
Con Berlusconi, Fini e Casini uniti, Renzi e i topastri del Pd avrebbero trovato solo tagliole lungo il percorso, che li avrebbe costretti ad abbandonare (azzoppati) i loro sogni di gloria. A dover chiedere perdono agli italiani, è comunque ancora soprattutto Fini, che ha decapitato un esecutivo che si barcamenava bene e distrutto la vera destra italiana con tutta la cultura civile e politica, riducendola ad un ammasso di macerie da cui spuntano gruppuscoli smarriti e disuniti.
Stando a casa, senza le luci della ribalta del parlamento, Fini ha avuto tutto il tempo necessario per pensare a ciò che ha perso, meditando sui suoi errori, infilando tutto in un libro fin troppo sponsorizzato dai media. Chissà se riuscirà mai a perdonarsi di aver dato un calcio poderoso ad una luminosa carriera politica. Ora non gli resta che ringraziare, se non l’ha già fatto, coloro che l’hanno consigliato (oppure che volutamente l’hanno ingannato per perseguire i loro disegni).
Giuseppe Franchi, Naa