TREVISO – Grazie al lavoro di investigazione della DDA di Venezia, è emersa l’attività contabile della ‘ndrangheta in Veneto.
Nel corso dell’ultima operazione è stato tratto in arresto anche l’imprenditore Leonardo Lovo, 48 anni, originario di Camposanpiero, nel padovano, residente nel veneziano, precisamente a Campagna Lupia, ma allo stato dei fatti domiciliato a Biancade, nel trevigiano, frazione di Roncade.
Da mercoledì mattina
si trova detenuto presso la casa circondariale di Treviso con l’accusa di associazione per delinquere aggravata dal fatto di aver favorito l’associazione mafiosa. Secondo la Procura Antimafia, Lovo è uno dei tre imprenditori veneti che facevano affari con i fratelli Bolognini, emissari della cosca ’ndranghetista Grande Aracri, per il riciclaggio dei proventi illeciti mediante un gito di false fatturazioni.
Il compito di difendere Lovo, che verrà interrogato dal GIP Stigliano Messutti, spetta all’avvocato Fabio Crea, che valuterà la tattica difensiva, ossia se far rispondere o meno il suo assistito.
Dall’attività di indagine è emerso che
Il pentito Giuseppe Giglio, nelle sue dichiarazioni, aveva parlato di un giro di riciclaggio di danaro sporco di 200-250 mila euro al mese. Con quel denaro, insieme a Sergio Bolognino, a capo del braccio veneto della cosca – sarebbero state pagate le false fatture emesse dagli imprenditori compiacenti.
Le indagini sono ancora in corso e non si escludono nuovi sviluppi nei prossimi giorni. Il dato di fatto è che, anche in Veneto, i tentacoli della ‘ndrangheta, sono ben radicati. Tentacoli silenziosi e quindi ancora più pericolosi.
di Diego Carbonatto