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L’ossessione del liberismo per la manodopera (a basso costo)

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Da Enrico Letta fino al CEO di Daimler Trucks. L’ossessione delle classi dirigenti (politiche ed industriali) verso la manodopera a basso costo evidenzia quali siano i pilastri su cui si poggia l’intero modello economico occidentale.

Gli schemi del liberismo sono identici in ogni luogo del mondo. Vi ricordate la brillante uscita di Letta sulla mancanza di manodopera in Italia? Bene. La dichiarazione del CEO del colosso dei mezzi pesanti Daimler Trucks North America (società da 35 mila dipendenti) è sostanzialmente la copia carbone di quella di Letta.

“Non ci sono lavoratori, bla bla bla, giovani sono choosy, bla bla bla, importiamo più messicani grazie mille ciao”. Nel periodo in cui gli USA toccano vette record di disoccupazione, all’improvviso non c’è manodopera. Ma guarda il caso.

Forse il concetto è sempre quello, ossia manodopera a basso costo? Gente che accetta salari infimi in nome di una speranza per un utopistico futuro migliore? Un nuovo esercito pronto a competere al ribasso con le già provate classi lavoratrici americane?

Il problema non sarebbe tanto che un CEO, che è l’acronimo di “nemico del popolo” (si dovrebbe essere questo ne sono abbastanza sicuro), voglia svalutare la manodopera. Bensì che la politica nostrana sia così succube, così colonia, che ripete i dettati senza battere ciglio; senza nemmeno provare a fare un analisi della situazione italiana, dei suoi problemi e delle sue complessità.

Cosa per cui in teoria è pagata per fare con i soldi dei contribuenti. Invece da noi si fa a gara a chi è più fedele alla linea di interesse dei potentati privati stranieri. Ma tanto il dibattito politico è da 3 mesi incentrato sul DDL Zan (quando non si parla ovviamente di covid) e nessuno manco si accorge dei veri punti di rottura del nostro tessuto socio economico.

Sfortunatamente ce ne accorgeremo con lo sblocco dei licenziamenti, ma a quel punto sarà già troppo tardi.

di R.I.

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