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L’ombra di Macron dietro i bombardamenti sui migranti in Libia

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Il recente efferato bombardamento effettuato dalle forze del Generale Khalifa Haftar su un centro migranti in Libia potrebbe essere qualcosa di più di un semplice danno collaterale di guerra.

Proviamo a ricostruire la vicenda. Nella notte tra martedi e mercoledi 10 luglio un aereo dell’aviazione delle forze legate al Generale Khalifa Haftar ha sganciato una bomba su un centro migranti nella zona di Tajoura, ad una dozzina di chilometri ad est di Tripoli. Secondo quanto emerso dalle dichiarazioni delle parti in causa, l’obiettivo sarebbe dovuto essere il deposito di armi presente nella vicina base militare di Dhaman.

Si tratterebbe quindi di un errore di valutazione

da parte dell’aeronautica di Haftar che avrebbe così causato quello che un po’ sadicamente viene chiamato “danno collaterale” di guerra. In questo caso il bombardamento selvaggio ha infatti causato la morte di circa 100 migranti presenti nel centro di Tajoura. Ora, ci sono diversi elementi che sembrano suggerire un’altra spiegazione rispetto all’episodio, che aprirebbero scenari piuttosto inquietanti circa l’utilizzo della vita di innocenti per meri scopi geopolitici.

Occorre infatti innanzitutto collocare temporalmente l’evento.

Il bombardamento è avvenuto infatti a pochi giorni di distanza dalla conclusione della vicenda legata alla Sea Watch e alla capitana Carola Rackette. Risulta quantomeno curioso notare come tale bombardamento efferato sia arrivato puntuale per mettere la parola fine all’annosa discussione che riguarda la Libia e il suo presunto “porto sicuro”. Il massacro di 100 migranti in una sola notte appare quindi come un messaggio diretto al Governo italiano: la Libia non è un porto sicuro. Sembra poi che le ONG operanti nel Mediterraneo si siano affrettate ad avvalersi dell’episodio per tornare in massa nelle acque sar libiche.

Non troppe ore fa la nave Alex dell’ONG Mediterranea Saving Humans ha infatti effettuato un’operazione di soccorso in acque libiche, caricando una cinquantina di migranti e chiedendo immediatamente l’autorizzazione ad attraccare a Lampedusa.

Un’operazione dell’ONG Mediterranea

L’eventuale ricerca di altri porti

viene esclusa e giustificata proprio dall’ultimo bombardamento. Curiose sono state poi le reazioni dei due attori coinvolti nel conflitto in Libia. Mohamed al Manfour, comandante delle forze aeree dell’autoproclamato Esercito nazionale libico guidato dal generale Khalifa Haftar, (in pratica il responsabile del bombardamento), ha così dichiarato senza troppa vergogna:

Lanciamo un appello al mondo intero e all’Unione Europea a porre fine alle politiche razziste del ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini che in collaborazione con l’incostituzionale consiglio presidenziale di Fayez al Serraj sono la ragione principale dell’accumulo di migranti nella regione occidentale della Libia

Curioso come il responsabile della strage di migranti si sia affrettato ad addossare le colpe di una simile efferatezza direttamente al Ministro degli Interni italiano. Dall’altra parte della barricata la situazione non pare migliorare, visto che il ministro dell’Interno Fathi Bashagha, del Governo di Tripoli di Al Serraj, ha dichiarato che l’esecutivo starebbe, in queste ore, prendendo in considerazione l’idea di rilasciare tutti i migranti presenti nei centri, perché non più in grado di garantirne l’incolumità.

Si tratta di circa 7mila migranti

che sarebbero pronte a riversarsi sulle coste della Libia alla ricerca di mezzi di fortuna pronti a salpare e a dare lavoro alle ONG in solerte attesa. Risulta piuttosto chiaro come, mettendo assieme tutti i tasselli, quell’attacco dell’altra sera che ha portato alla morte di 100 migranti avesse in realtà un’altra vittima: l’Italia. Il Governo di Roma è infatti l’attore che tra tutti esce peggio da questa vicenda, costretto a barcamenarsi alla giornata rispetto alle insistenti pressione delle ONG, ora ancora più legittimate nella loro azione di ricerca nelle acque sar libiche e trasporto verso Lampedusa.

Come in qualsiasi processo, dopo aver trovato il movente e l’assassino, occorre scovare il mandante.

Chi ha ordinato il bombardamento su Tajoura?

Esiste un solo Stato che in Libia da sempre si è posto come competitor nei confronti dell’Italia: la Francia. Pur non avendo prove del diretto coinvolgimento francese nell’episodio, se non la certezza del supporto militare e logistico ad Haftar (che già potrebbe garantire l’accusa di connivenza), non possiamo essere così ingenui da non sospettare che dietro al bombardamento contro i migranti ci sia un suggerimento francese. In un colpo solo l’Italia risulta infatti delegittimata di fronte a tutti gli interlocutori in Libia, ma anche in sede europea rispetto alla questione migratoria. Non ci potrebbe essere migliore notizia per Emmanuel Macron.

Ecco, dopo un episodio così oscuro con simili trame nell’ombra, sarebbe più che opportuno impiegare giorno e notte i nostri servizi segreti alla ricerca di quella prova che inchioderebbe finalmente Emmanuel Macron di fronte alla comunità europea ed internazionale. Tuttavia, il nostro Governo avrebbe la personalità e la volontà di condurre una simile indagine? 

 

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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