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L’Italia, l’Europa ed il mondo ad un bivio

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Nell’Europa perniciosamente nomata Unione Europea impera la dittatura del capitale, di uno stato di soverchia potenza economica (ma non culturale, né tantomeno umana) sopra gli altri.

Diffusa e compenetrata è la corruzione, così come lo sbilanciamento dei pilastri della Unione Europea primigenia. Sitazione perdurante fintanto che s’è giunti alla umiliazione delle democrazie fondanti a vantaggio di pochi satelliti della galassia teutonica (Irlanda, Polonia, Olanda).

L’Europa è almeno per metà latina ed a tale dittatura si soglia preferire non cento,

ma mille volte il collettivismo, socialismo o comunismo, chiamatelo come vi pare, basta che renda l’idea.

Anche se naturalmente l’obbiettivo ideale ed ultimo deve essere la piena indipendenza. Peraltro più raggiungibile nell’epoca in cui il mondo si deve richiudere e si devono elevare barriere e protezioni. Fisiche, economiche, umane.

I parametri di Maastricht non si compongono di regole divine. Non stanno scritti nella Bibbia. Non sono un’appendice ai dieci comandamenti. I criteri con i quali si è oggi alle prese furono adottati in una situazione data, con calcoli e previsioni date.

L’andamento di questi anni non ha corrisposto alle previsioni dei sottoscrittori. La situazione odierna è diversa da quella sperata. Più complessa, più spinosa, più difficile da inquadrare se si vogliono evitare fratture e inaccettabili scompensi sociali.

Poiché si tratta di un Trattato, la cui applicazione e portata è di grande importanza per il futuro dell’Europa Comunitaria, come tutti i Trattati può essere rinegoziato, aggiornato, adattato alle condizioni reali ed alle nuove esigenze di un gran numero ormai di paesi aderenti.

– Bettino Craxi, dall’esilio di Hammameth, fine anni ’90.

Appare adunque necessità più che impellente la revisione e rinegoziazione ab origine di moltissimi trattati, tanto più di fronte alla situazione economica e geopolitica che sta stravolgendo gli equilibri mondiali.

Questa Unione, gigante dai piedi d’argilla, ove l’argilla sta tutta nel sistema bancario e finanziario francotedesco, è di fronte ad un bivio.

Non si può nemmeno attendere il termine dell’emergenza dettata dal Covid-19: è preminente e prioritario l’imperativo di revisione di quei parametri di Maastricht che strangolano l’integrazione e favoriscono l’odio tra i popoli in vasti strati della popolazione. Una popolazione che si sente abbandonata da un governo tremebondo, e che non si sa far valere con(tro) l’alleato.

Si veda la grottesca vicenda del MES, ma anche quella degli Eurobond, oppure quando bisogna far da soli, come per il coronavirus, ove la confusione regna sovrana e non minacciata.

Sarà il tempo della nuova indipendenza, della nuova sovranità dei paesi. Invalsa sarà di nuovo la parola patria e le alleanze andranno riviste, in seno e fuori dall’Unione. Con furbizia, diplomazia e, spiace per Conte, mandato popolare. Perché sarà necessario che come gli abbatanza ligi governati, anche i governanti espiino le loro colpe. Così come fece Edipo nell’Edipo Re di Sofocle, accecandosi ed andando ramingo per salvare, una volta ancòra, la sua Tebe.

Confermato il Mes: l’avvocato del popolo ha perso ancora una volta

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