Teheran ha emesso mandati d’arresto per 36 cittadini coinvolti nell’omicidio del generale iraniano, tra questi c’è anche Trump.
L’accusa è quella di aver preparato, ordinato e attuato l’uccisione di Soleimani, avvenuta lo scorso 3 gennaio a Baghdad. Ad annunciare il provvedimento è stato il procuratore di Teheran, Ali al-Qasimehr. Teheran chiederà nei prossimi giorni all’Interpol di procedere con l’arresto del presidente degli Usa. L’Organizzazione internazionale della polizia criminale, che ha sede a Lione, in Francia, molto probabilmente non interverrà affatto, considerando che ha il divieto di intervenire sulle azioni di un politico.
L’attentato al generale
Soleimani, comandante delle forze Qods dei Pasdaran, era il più influente generale iraniano. La sua morte, avvenuta a causa di un drone militare, è stata preparata e ordinata da Trump. La conseguenzadi questa eccentrica operazione, sarà con tutta probabilità un’accelerazione e un inasprimento del conflitto a basso rilievo che sta avvenendo in Medio Oriente, e che aveva avuto i suoi primi sviluppi nella fase finale del 2019, con il ritiro da parte di Trump delle truppe di stanza al confino turco-siriano.
L’ omicidio del generale era stato ordinato dal presidente con il pretesto di difendere gli interessi americani da imminenti attacchi da parte dell’Iran. Ciò nonostante, nei mesi a seguire l’uccisione di Soleimani, non è stata fornita nessuna prova che confermasse quanto detto. Anche il Pentagono aveva difeso l’attentato, sostenendo che la vita di alcuni diplomatici americani era in pericolo.
Un messaggio simbolico da parte dell’Iran
Come riporta il New York Times, Sanam Vakil, un esperto sull’Iran del Chatham House (un istituto di ricerca di Londra) afferma che non è affatto una sorpresa che Teheran voglia vendicare simbolicamente quanto successo. Il ricercatore si è così espresso:
Non hanno dimenticato quanto successo il 3 gennaio, Soleimani era una figura molto influente nell’establishment conservatore e all’interno della popolazione. Quindi reagire simbolicamente attraverso agenzie internazionali (Interpol) rappresenta un sottile messaggio che l’Iran non ha affatto dimenticato ciò che è successo.
Pare difficile ad oggi pensare che qualcosa possa davvero succedere al presidente americano, sarà però interessante osservare gli svolgimenti quando, con molta probabilità, Trump terminerà il suo mandato alla Casa Bianca il prossimo gennaio, dato che l’Iran ha annunciato, fra le altre cose, che farà di tutto per far rispettare il mandato d’arresto anche quando il tycoon non sarà più protetto dal suo ruolo politico.
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