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La Domanda di Politica ai tempi del Covid-19

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Il virologo Giovanni Rezza nella trasmissione “Dimartedì” del 5 maggio  ha paragonato il mestiere del virologo a quello del meteorologo, sostenendo che più una previsione è futura, meno sarà precisa e attendibile. E su questo siamo d’accordo.

Eppure il dibattito tra chi sostiene sia giusto lasciare campo aperto ai tecnici e chi invece rimane dalla parte dell’uomo politico è più acceso che mai.

La soluzione migliore

probabilmente, è a metà. Indubbiamente i pareri e i suggerimenti degli esperti sono fondamentali, ma l’ultima parola è giusto che spetti a coloro che, di fatto, detengono il potere esecutivo. Anzi, in momenti come questi, in cui la domanda di politica da parte miliardi di cittadini è così esplicita, che i governi dovrebbero emergere e soddisfare tale richiesta.

In una lezione-conversazione tra docenti dell’Università LUISS Guido Carli di Roma del 28 aprile, il docente e conduttore del TG1 Francesco Giorgino ha sottolineato l’importanza della domanda di policy da parte dei cittadini in crisi socio-economiche come queste. Qualsiasi decisione si trova su un continuum che ha come estremi la salute da una parte, e la recessione dall’altra. Trovare il punto esatto è arduo. Questa visione, interpretata anche dal New York Times, potrebbe sembrare troppo pragmatica, ma è pure vero che si muore anche di recessione, anche se non vi è un vero e proprio conteggio.

Come i Paesi europei hanno riaperto le scuole

Il premier italiano Giuseppe Conte pare che in questa fase abbia utilizzato il suo potere decisionale solo per comunicare le sentenze degli esperti, senza mai sbilanciarsi né prendersi alcuna responsabilità, alcuni direbbero che la prudenza non è mai troppa. Il problema è che alzando la testa, si nota subito che molti altri “Statesmen” si sono fatti carico di importanti responsabilità. Per esempio per quanto riguarda le scuole ci sono alcune situazioni differenti in Europa, eccone alcune.

In Germania la decisione finale spetta ai governi regionali, alcune regioni hanno già avviato il processo di rientro il 27 aprile ( è il caso di Berlino, regione dell’Assia). In Francia le scuole elementari riapriranno da oggi 11 maggio, mentre le scuole medie tra una settimana. Nel Regno Unito, data la situazione particolarmente critica, le scuole sono chiuse fino a data da definirsi, ma i figli dei “lavoratori essenziali”, come le forze dell’ordine o i medici, potranno comunque essere ospitati dalle strutture.

Cooperazione nei fatti, non solo nelle parole

Questo era soltanto una delle categorie in cui si può notare una totale eterogeneità nelle decisioni.L’intenzione non è quella di mettere in luce il provvedimento migliore o condannare il peggiore, poiché ogni paese sta attraversando livelli di criticità differenti, ma bensì quella di mettere in rilievo chi il provvedimento non lo prende proprio. Ci stiamo avviando in un periodo di sperimentazioni, tentativi ed errori, che ha come scopo quello di trovare la soluzione migliore.

Sarà lecita e consigliabile l’emulazione di un sistema efficiente e risolutivo, anziché un atteggiamento competitivo tra i vari stati. Il problema è che spesso sentiamo parlare di solidarietà e cooperazione, ma nella realtà dei fatti quest’ultima è assai limitata. Oltre che la predisposizione di strumenti economici sarebbe auspicabile un confronto su temi politici, sociali e sanitari, altrimenti è come curare un mal di testa e un mal di pancia con la stessa medicina. Soltanto in questi termini avrebbe senso continuare ad invocare l’ Unione Europea: politiche congiunte, soluzioni congiunte.

 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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