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La crisi dell’Italia: cronaca di un suicidio annunciato

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L’origine della crisi ultra-ventennale che sta affliggendo l’Italia si situa tanto al di fuori quanto all’interno dei confini nazionali. L’amalgama dei vincoli esterni imposti dall’Unione Europea e della collusione – mista ad ignoranza – di una classe politica inadeguata hanno spezzato le reni al Bel Paese.

Autore: Gilberto Trombetta

Guardando la decennale crisi dell’Italia dal lato della domanda, al contrario dei liberali che vedono tutto dal lato dell’offerta, il quadro è desolante. Ma almeno molto chiaro. Il PIL, come la produttività, non cresce perché non cresce la domanda aggregata. Domanda aggregata che è composta, vale la pena ricordarlo, dalla spesa pubblica, dalle esportazioni, dagli investimenti delle imprese e dai consumi delle famiglie.

I politici italiani, anche tramite la ricerca compulsiva, patologica del vincolo esterno, sono anni che lavorano per distruggere tutte e 4 le componenti della domanda aggregata. Hanno imposto alla popolazione dello Stivale ben 27 anni di avanzo primario, cioè dalla firma del trattato di Maastricht nel 1992. L’avanzo primario è quando lo Stato spende in stipendi, beni e servizi per i cittadini meno di quanto gli tolga in tasse e balzelli (al netto degli interessi passivi sul debito). Cioè l’Italia, da quasi 3 decenni, si trova senza spesa pubblica: una crisi generalizzata e profonda non poteva che esserne la diretta conseguenza.

Il saldo primario dell’Italia, ovverosia in questo caso l’accumulo di avanzi primari nel corso di quasi tre decenni, a partire dagli anni Novanta

L’Italia presenta un tasso di cambio effettivo reale (REER) sopravvalutato del 50% rispetto al valore che dovrebbe avere. Cioè le merci italiane all’estero, per colpa dell’euro, costano il 50% in più (poi qualcheduno straparla di mancanza di competitività).

Tasso di cambio delle valute nazionali dei vari Paesi (alcuni dei quali, come l’Italia, in seguito hanno adottato l’euro)

Conseguentemente, anche gli investimenti sono crollati. Sia quelli pubblici che quelli privati: -18,5% solo tra il 2007 e il 2014. Nel frattempo, inoltre, il 75% dei lavoratori italiani stanno con i salari fermi ai livelli dei primi anni Ottanta.

Il crollo degli investimenti in Italia
La distribuzione del reddito in Italia, considerando la stagnazione dei salari

Ovvio che i consumi siano crollati pesantemente: -14,5% negli ultimi 10 anni per quanto riguarda la piccola distribuzione. Crollo dei consumi che ha portato alla chiusura di un numero spaventoso di botteghe e negozi: 178.000 imprese artigiane in meno (-12,1%) negli ultimi 10 anni.

L’abnorme crisi delle vendite al dettaglio in Italia secondo i dati rielaborati dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre
La progressiva dolorosa chiusura di numerose piccole attività in Italia, secondo i dati rielaborati dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre

Senza spesa pubblica e un tasso di cambio corretto, non ripartiranno mai neanche i consumi e gli investimenti. È un cane che si morde la coda.

Sono questi gli indicatori che spiegano il crollo della produttività, che infatti inizia a metà degli anni Novanta. Quando cioè l’Italia ha iniziato a tagliare violentemente la spesa pubblica, adottando un tasso di cambio suicida per la sua economia: de facto, annunciando la propria crisi ed il proprio suicidio.

L’andamento della produttività in vari Paesi, fra cui l’Italia, ove essa è stagnata

Ne si può uscire solo spezzando le catene del vincolo esterno, che la peggior classe politica mai avuta ha imposto ai cittadini italiani con l’inganno e con la menzogna.

Revisione ed impostazione grafica: Lorenzo Franzoni

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Di Lorenzo Franzoni

Nato nel 1994 a Castiglione delle Stiviere, mantovano di origine e trentino di adozione, si è laureato dapprima in Filosofia e poi in Scienze Storiche all'Università degli Studi di Trento. Nella sua tesi ha trattato dei rapporti italo-libici e delle azioni internazionali di Gheddafi durante il primo decennio al potere del Rais di Sirte, visti e narrati dai quotidiani italiani. La passione per il giornalismo si è fortificata in questo contesto: ha un'inclinazione per le tematiche di politica interna ed estera, per le questioni culturali in generale e per la macroeconomia. Oltre che con Elzeviro.eu, collabora con il progetto editoriale Oltre la Linea dal 2018 e con InsideOver - progetto de il Giornale - dal 2019.

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