Attraverso una fonte medica la Bbc ha ricostruito il numero reale di morti a causa del Covid-19 in Iran.
Il numero di persone che hanno perso la vita a causa della pandemia sarebbe infatti il triplo di quello riportato ufficialmente dalle fonti di Teheran. A far luce su quanto avvenuto è l’edizione persiana della Bbc.
Come riporta l’emittente giornalistico di Londra, i dati reali dei decessi in Iran ammonterebbe a circa 42mila, contro i soli 14.405 riportati dal ministero della sanità. Sarebbe invece almeno doppio il numero delle persone realmente contagiate, ovvero 451.024 contro i 278.827 resi noti delle autorità.
Il primo caso a gennaio
Ma i dati nascosti non finiscono qui. Infatti, il primo caso di coronavirus confermato in Iran risalirebbe al 22 gennaio (riferisce la Bbc citando proprie fonti mediche): quasi un mese prima che le autorità segnalassero un primo contagio.
L’inchiesta include i dettagli dei ricoveri giornalieri negli ospedali in Iran, inclusi nomi, età, sesso, sintomi, data e durata dei periodi trascorsi in ospedale. I dettagli sugli elenchi corrispondono a quelli di alcuni pazienti- sia sopravvissuti che deceduti – già noti alla Bbc.
La fonte afferma, in modalità anonima ovviamente, di aver condiviso questi dati con la Bbc per «far luce sulla verità» e «porre fine ai giochi politici» sull’epidemia. La discrepanza tra i dati ufficiali e il numero di decessi in questi registri corrisponde anche alla differenza tra il dato ufficiale e i calcoli della mortalità in eccesso fino a metà giugno.
L’obiettivo era la tutela dell’economia
Secondo alcuni medici intervistati e a conoscenza della questione, il ministero della Salute iraniano sarebbe stato messo sotto pressione dagli organi di sicurezza e di intelligence del paese; con l’obiettivo di minimizzare la situazione per motivi di stabilità politica e per non affossare definitivamente l’economia nazionale, entrata in una profonda crisi già nel 2019.
La grave situazione aveva spinto il presidente Hassan Rouhani ad autorizzare le prime riaperture di negozi e imprese già ad aprile, cioè quando i numeri ufficiali avevano mostrato un calo progressivo di nuovi contagi per due settimane consecutive.
All’inizio di giugno il governo aveva autorizzato il ritorno al lavoro di tutti gli impiegati statali, la riapertura delle palestre, gli incontri quotidiani in moschea e rimosso le ultime restrizioni in vigore per le attività commerciali, sempre nel tentativo di far ripartire l’economia. Da allora, tuttavia, il governo non ha più reintrodotto alcuna restrizione, nonostante già dal mese di maggio si fosse registrato un aumento progressivo di nuovi casi.
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