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Fuga dall’Euro: tutti vogliono uscirne, ma nessuno lo dice

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di Giuseppe Masala

Diciamocela tutta, l’Euro come moneta è moribonda dal 2011. Quando saltarono in aria Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda e l’Italia si salvò per il rotto della cuffia.

Da allora, piaccia o non piaccia la politica economica è cambiata: il controllo del saldo della partite correnti è diventato ferreo in tutti i paesi dell’area. Hanno iniziato a rientrare tutti compresa la Spagna che è passata da un 100% di Pil di posizione finanziaria netta sull’estero all’85%.

La strada è quella, inutile far finta di nulla. Ora, guardiamoci in faccia: non esiste una moneta dove ogni singola area della zona valutaria tenga rigidamente sotto controllo i conti con l’estero (considerando come estero aree che hanno la stessa moneta a corso legale). Ve l’immaginate il Governatore dell’Alabama che rientra il saldo delle sue partite correnti in passivo rispetto alla California? No, è una cosa lunare. Se accadesse non sarebbe un’area monetaria, il dollaro non sarebbe una moneta ma un serpentone monetario a cambio fisso sotto le mentite spoglie di un unico simbolo.

A voler essere pignoli

basterebbe anche ricordare che il Quantitative Easing della BCE non è della BCE ma delle singole banche centrali dell’Eurosistema: la Banca d’Italia acquista BTP, la Bundesbank acquista Bund e via discorrendo. Non si acquista nulla in comune: a ciascuno il suo.

In altri termini a guardare i fatti quello che sta accadendo è che quelli che si dichiarano ferventi europeisti stanno facendo le cose fondamentali per essere pronti alla rottura dell’euro con il minor danno possibile. Certo è una cosa lunga: ma il giorno in cui le posizioni finanziarie nette dei paesi dell’eurozona fossero in pareggio tra loro basterebbe scambiarsi i capitali facendo rientrare ognuno i propri nei confini nazionali. A quel punto segregazione con controllo dei capitali e l’Euro è finito.

Mentre quelli che si dichiarano Euroscettici

propongono piani per dare maggiori margini di intervento alla BCE e per avere un budget europeo per gli investimenti e dunque stanno facendo di tutto per fare in modo che l’unione continui e anzi che si rafforzi (pensiamo per esempio al Piano Savona).

Molto probabilmente questo controllo della Posizione finanziaria netta non è funzionale alla rottura volontaria ma solo a prepararsi ad un eventuale shock magari esogeno (USA?) per limitare i danni al massimo. Ma tant’è, verso lì si sta andando. Questa è l’impressione.
Siccome in questi mesi decideranno il da farsi per i prossimi anni è bene tener a mente un po’ di cose:

1) Se sentiremo parlare di Eurobond, scorporo degli investimenti dal calcolo del deficit, investimenti europei o altre cose di questa natura vuol dire che hanno deciso di continuare l’esperienza della Moneta Comune e dell’Integrazione Europea.

2) Se sentiremo parlare di modifica del Target 2 e di passaggio ad un Target 3 molto probabilmente hanno deciso di mandare l’Euro su un binario morto o comunque di dotarsi degli strumenti sia per la rottura o almeno per espellere singoli paesi.

E si, perchè non ci diranno mai <<Stiamo lavorando per disgregare l’Euro senza farci troppo male>>, diranno sempre <<l’Euro è irreversibile>> anche se lavorano per la sua fine.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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