Per comprendere la crisi ucraina (quantomeno sommariamente) basta avere una basica conoscenza dei meccanismi di gioco del Risiko e delle tattiche più efficaci per raggiungere gli obiettivi.
di Antonio di Siena
Lasciamo perdere il gas e le altre materie prime. Mettiamo da parte complicate ricostruzioni e ardite congetture e facciamola semplice semplice, come un gioco da tavola. Per comprendere la crisi ucraina (quantomeno sommariamente) basta avere una basica conoscenza dei meccanismi di gioco del Risiko e delle tattiche più efficaci per raggiungere gli obiettivi e vincere la partita.
Ogni giocatore che non sia mediocre sa benissimo che per difendere durevolmente l’Europa (non necessariamente l’intero continente ma i suoi territori interni) bisogna tassativamente possedere: l’Islanda, almeno uno dei due territori in nord Africa, il Medioriente e, guarda caso, l’Ucraina.

Ora, tralasciando la non perfetta coincidenza fra territori del Risiko e le nazioni coinvolte nella realtà (nel gioco l’Ucraina ingloba repubbliche baltiche (!) un pezzo consistente della Russia europea e Ucraina vera e propria), si tenga presente una cosa importante.
Nel gioco il possesso di Ucraina e Medioriente assieme consente di erigere un muro invalicabile a Oriente, a protezione del cuore dell’Europa dall’ipotetica espansione di chi proviene dal sud est asiatico e se ne sta arroccato in Cina. Mettendo il giocatore che sta in Europa nelle migliori condizioni possibili per invadere l’Asia e non il contrario.
Adesso ripercorriamo gli eventi (reali) che hanno interessato gli Stati ricadenti in questi territori “cuscinetto” negli ultimi anni: 2010 primavere arabe, rivolta in Tunisia; 2011 guerre in Libia e Siria; 2013 colpo di stato in Egitto; 2014 colpo di stato in Ucraina; 2016 tentato golpe in Turchia.
E dulcis in fundo: 2019 attacco alla lira turca e destabilizzazione pianificata dell’economia di Ankara. A cui andrebbe aggiunto il disordinato ma sensatissimo ritiro dall’Afghanistan con conseguente ripiegamento verso ovest nel 2021.