“Lincoln Project” : il comitato d’azione politica americano fondato nel 2019 da noti esponenti ed ex componenti del partito repubblicano, avente l’obbiettivo di impedire la rielezione di Donald Trump come presidente.
Si tratta di un vero e proprio movimento di controcultura che è sorto nell’ultimo anno sul web, attraverso degli account social che sono stati appositamente creati per trasmettere un chiaro messaggio al popolo americano: Donald Trump non è la persona giusta per l’America e, seppur faccia parte del partito repubblicano, non lo rappresenta davvero.
Una crociata contro Trump
Il “Lincoln Project” ha avuto origine proprio dall’idea che Trump sia la cosa peggiore mai capitata al partito repubblicano e che che, per questo, bisogna in ogni modo ostacolare la sua rielezione a presidente. Non a caso prendono il nome da uno dei presidenti repubblicani più famosi della storia d’America, quasi a scopo ossimorico: politici come Lincoln possono essere considerati veri rappresentanti del partito repubblicano, e non certo personaggi come il suddetto Donald Trump.
Il loro motto è il seguente: “il bene del paese viene prima del bene del partito” e, secondo questa filosofia, il bene del paese si può realizzare solamente con l’eliminazione politica di Trump.
L’avversione maggiore nei confronti dell’attuale presidente degli Stati Uniti sta nel fatto che – a loro dire- egli sia una figura deleteria per l’America: viene additato come ignorante, incompetente e, addirittura, pericoloso.
Il progetto politico del comitato ha preso piede sul web
La loro strategia è infatti una ferrata propaganda politica che si sviluppa attraverso i social network, dove vengono costantemente pubblicati materiali di ogni tipo che inneggiano al disprezzo verso il presidente.
All’interno del comitato troviamo infatti specialisti di comunicazione politica che, peralatro, hanno già lavorato con i repubblicani in alcune campagne elettorali del passato e quindi conoscono bene il funzionamento del gioco.
Tra i video più famosi realizzati dal Lincoln Project ricordiamo quelli in cui viene mostrato Trump in evidente difficoltà nel scendere una rampa di scale o nel bere da una bottiglietta di acqua- e per questo preso amaramente in giro-.
E’ diventato poi virale uno spot, dal titolo “Sussurri” in cui viene fortemente svilita anche l’amministrazione Trump, che viene ritenuta “piena di gente sleale che gli parla alle spalle e che continua a passare informazioni sottobanco alla stampa”.
In un altro, viene fatto parlare un veterano delle forze speciali americane, a proposito del fatto che Trump non abbia reagito quando gli è stato detto che i russi avrebbero dato soldi ai talebani per uccidere soldati americani in Afghanistan.
Il tutto, condito da continue dichiarazioni pubbliche, che lanciano duri messaggi al popolo:
“Chiediamo a tutti gli americani di ogni luogo, credo e stile di vita di unirsi al compito fondamentale della nostra generazione: restituire a questa nazione una leadership e una governance che rispettino lo stato di diritto, riconoscano le dignità di tutte le persone e difendano la Costituzione e i valori americani”.
La contro strategia di Trump
A quanto pare la situazione, che fino a qualche mese fa sembrava non sfiorare più di tanto il presidente statunitense, nell’ultimo periodo sembra invece preoccuparlo seriamente e le voci di corridoio dicono che stia sempre di più sferzando lo staff della sua campagna di propaganda perchè si faccia di più e si faccia meglio.
A rafforzare tale idea, il fatto stesso che durante uno dei suoi ultimi comizi, a Tulsa, il presidente abbia passato gran parte del tempo a difendersi dalle accuse del Lincoln Project e che, negli ultimi due mesi le televisioni americane sono state imbottite di spot in suo favore, in maniera quasi smodata.
Il problema del Lincoln Project
Che questo movimento sia seriamente pericoloso o meno per Trump non è ancora del tutto chiaro. Ciò che è chiaro, però, è l’assurda incoerenza insita all’interno del messaggio stesso di cui il Linconl Project si fa portavoce, e che, oltre a creare una palese contraddizione, gli fa anche perdere quel bagliore di credibilità e di ragione di cui avrebbero anche potuto godere.
Infatti, l’ accusa principale che viene rivolta al presidente è quella di aver infangato la tradizione di rigore morale e di responsabilità che era invece la cifra dei presidenti repubblicani precedenti. Fin qua si può essere anche d’accordo con loro.
Ma dal momento che tale accusa viene mossa, ci si aspetta che venga oppugnata con un atteggiamento opposto, che dimostri quindi davvero rigore morale. Eppure, attraverso la pubblicazione di video ridicoli e inneggianti all’odio gratuito, il Lincoln Project sta manifestando tutto, tranne che serietà.
Insomma, vuole combattere il nemico con la sua stessa arma, se così si può dire. E se per alcune situazioni politiche una strategia simile potrebbe anche rivelarsi esatta, di certo non lo può essere per questa, proprio per il tipo di progetto etico di cui si fanno mandanti.
Ormai, si sa, il web è diventato un importantissimo strumento di propaganda politica grazie alla sua capacità di raggiungere un bacino di utenza molto ampio e, soprattutto, di arrivare alla gente in modo più rapido e d’impatto. Ma proprio per questo motivo, proprio per l’enorme potere di cui vanta, il web è un mezzo che va adoperato -da tutti, ma ancor di più dalla classe politica- in maniera avveduta, soprattutto considerando che certi contenuti possono raggiungere anche le fasce di popolazioni più giovani, e quindi più sensibili.
Quello che sta facendo il Lincoln Project può essere anche condivisibile sul piano ideologico ma non sul piano della messa in pratica: inneggiare una crociata contro l’immoralità mentre si fa un uso così becero dei social network, li mette sullo stesso piano -o addirittura uno scalino sotto- rispetto i loro nemici. Hanno scatenato una guerra contro un crimine di cui loro stessi si stanno macchiando.