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Internazionale minaccia Maduro: “Finirai come Mussolini”

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La rivista Internazionale ha lanciato quello che in Italia verrebbe chiamato “pizzino mafioso” contro il Presidente venezuelano Nicolas Maduro. La rivista che si vuol dipingere come liberal, paladina dei diritti umani, ma sopratutto pacifista, veste i panni di un killer senza scrupoli quando qualcosa non le va a genio. Questa volta per penna dell’editorialista Gwynne Dyer è arrivata una vera e propria minaccia di morte. Il destinatario del “pizzino” è il Presidente Maduro, colpevole secondo l’editorialista, di aver portato il Venezuela nel baratro di una guerra civile. L’editorialista non sopporta poi che Maduro additi gli Stati Uniti e la comunità internazionale come responsabili principali della crisi venezuelana. Infine Dyer lancia la sua personale, macabra, fatwa, “Ma alla lunga rischia davvero di fare la fine di Mussolini: giustiziato senza processo e appeso a testa in giù in pubblica piazza.”

Tutti i media contro Maduro

Nemmeno nella pellicola del Padrino qualcuno dei gangster protagonisti è mai arrivato a cotanta macabra durezza. La mafia infatti i cadaveri li fa sparire, mantenendo così il minimo “decoro” di non infierire pubblicamente su un corpo già morto. Quando si dice soffiare odio, ecco questo è un esempio lampante. Il “pizzino” di Internazionale è solo uno di una serie di minacciosi editoriali preparati dal mondo occidentale per delegittimare il Governo venezuelano. Si tratta in realtà di scrivani asserviti alla logica del mercato transnazionale. Perché il Venezuela dal 1999, anno della Rivoluzione chavista/bolivariana, non è mai piaciuto agli scomodi vicini di casa, al secolo gli Stati Uniti. Già nel 2002 un colpo di Stato venne condotto per mano americana contro la sovranità del Venezuela. Gli strumenti utilizzati furono gli stessi di oggi. Fiumi di pagine su come l’opposizione fosse stufa di Chavez, della corruzione del suo apparato e bla bla bla.

I colpi di Stato CIA in America Latina

La verità è che per analizzare in maniera obiettiva uno Stato come il Venezuela, seduto su una montagna d’oro nero, occorre conoscere la storia dei Paesi a lui limitrofi. Occorre per esempio sapere che gli Stati Uniti mai hanno abbandonato la politica dell’America Latina come “cortile di casa”. Nicaragua, Panama, El Salvador, Cile e Guatemala sono gli esempi storici di come la CIA abbia fomentato le opposizioni per rovesciare presidenti eletti. Tutte le operazioni targate CIA sono state precedute da appositi editoriali pronti a bollare il Presidente come “dittatore”, “corrotto” e “comunista”. Abbiamo poi ahinoi scoperto come le opposizioni foraggiate dalla CIA non abbiano portato pace e libertà nel Paese, tutt’altro. In Nicaragua i contras portarono la “pace” e la “libertà” con 40.000 morti. Per questo gli Stati Uniti vennero anche condannati dalla Corte Internazionale di Giustizia per “utilizzo illegale della forza”.

Una crisi esterna al Paese

Dunque alla luce di fatti storici provati e accaduti è più che ragionevole che Maduro parli di interferenze americane nella politica interna del Venezuela. Le analisi spicce proposte dai pennivendoli europei, che analizzano il Venezuela a qualche migliaio di chilometro di distanza, omettono i tre fattori principali che stanno portando il Venezuela sull’orlo del collasso. Il crollo del prezzo del petrolio, principale ricchezza del Paese, è la causa principale della crisi economica.

Il crollo del greggio non è in alcun modo dovuto alla responsabilità del Governo Maduro. Esso dipende dagli accordi di produzione raggiunti con gli altri paesi OPEC e dalla domanda internazionale. Anche un ciuco dovrebbe arrivare a capire questo. E invece. In secondo luogo ci sono le sanzioni degli Stati Uniti che strangolano la produttività del petrolio stesso. Il Venezuela è sì infatti seduto su una miniera d’oro, ma come l’Iran, ha bisogno di tecnologia, ce non possiede, per migliorare l’estrazione e la qualità del greggio. Le sanzioni made USA impediscono questo.

 

Infine il Venezuela non ha moneta sovrana. Il bolivar è infatti agganciato al dollaro e con la moneta americana si deve raffrontare ogni giorno. La moneta è poi uscita dal controllo della Banca centrale venezuelana, impossibilitato quindi di controllarne la circolazione e la conseguente inflazione. In tutto questo Maduro è comunque riuscito a completare il programma Gran Mision Vivienda lanciato da Hugo Chavez nel 2011, come riporta l’Intellettuale Dissidente. Con questa iniziativa il Governo ha garantito 1,4 milioni di alloggi a famiglie venezuelane indigenti. L’editorialista Dyer non dà spazio a questo. Nella sua personale visione del futuro venezuelano c’è solo un Presidente che va tolto di mezzo, con ogni mezzo possibile.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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