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I terroristi di Aleppo sono ancora vivi: ucciso ambasciatore russo

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La liberazione di Aleppo dai terroristi non è la fine del terrorismo. I gruppi sunniti salafiti e wahabiti hanno potuto proliferare ed espandersi in questi cinque anni con i soldi sauditi e occidentali. Non è sufficiente dunque la conquista di una città per sradicarli dal globo.

Cellule di Jabhat Fateh al-Sham, Aharar al-Sham, Al- Qaeda, Isis e molte altre sono ormai globali, non hanno confini e godono della protezione esplicita di governi riconosciuti internazionalmente (come l’Arabia Saudita). Così si è potuto consumare l’omicidio dell’ambasciatore russo Andrey Karlov ad Ankara. Un poliziotto di 22 anni è entrato alla mostra fotografica, dove l’esponente della diplomazia russa era presente, e ha aperto il fuoco uccidendo Karlov. “Non dimenticatevi di Aleppo“, ha detto il killer poco prima di sparare.

Una frase che spiega tutto.

La sconfitta di Aleppo ha scosso i piani decennali di destabilizzazione orchestrati dalle petrolmonarchie del Golfo. Assad e il suo legittimo Governo hanno ancora la possibilità di riprendere il controllo dell’intero territorio e fare rinascere una nazione che fino al 2011 è stata prospera, tollerante e sovrana. L’unico difetto della Siria, che l’ha portata alla rovina della Guerra Civile, è stata la sua vicinanza all’Iran sciita, nemico giurato della monarchia saudita oltre che degli Stati Uniti.

Gli episodi di violenza ad Ankara, Berlino e Zurigo non sono altro che la reazione rabbiosa di un mondo che ha subito una sconfitta geopolitica ed economica spaventosa. Eppure non solo l’Arabia Saudita ha responsabilità nell’uccisione dell’ambasciatore russo. La Turchia, luogo dell’omicidio, ha in qualche modo predisposto l’ambiente al verificarsi di situazioni del genere.

La posizione turca in Siria è sempre stata molto ambigua. Erdogan ha più volte espresso il suo disprezzo per la famiglia Assad, appoggiando così verbalmente e attivamente la ribellione contro il Governo siriano. Anche la Turchia ha supportato con soldi e armi i vari gruppi e gruppetti ribelli, che hanno sempre trovato nel confine turco un tranquillo luogo dove potersi rifugiare.

Erdogan si è praticamente coltivato i terroristi in casa, con la scusa di volerli usare per detronizzare il “tiranno” Assad. L’ospitalità della Turchia verso i gruppi sunniti salafiti e wahabiti è stata infine ripagata. Ankara è stata usata come trampolino per colpire chi in Siria è intervenuto al fianco di Assad.

Putin conosce bene i misfatti di Erdogan, ma ha scelto una linea morbida, coinvolgendo lo stesso nella pianificazione di una strategia per la nuova Siria. Aleppo è caduta e ora bisogna capire come rimettere Assad nelle condizioni di poter governare senza altre interferenze esterne.  

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Di Redazione Elzeviro.eu

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