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Kim la fa grossa, ma da Cina e Russia solo qualche rimbrotto

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La temibile bomba H, superbomba, bomba a idrogeno, insomma: la più grossa bomba nucleare in circolazione, è stata sganciata nel nord-est della Corea del Nord.

Si tratta di un test 10 volte più potente dell’ultima esplosione nucleare effettuata lo scorso novembre dal Nord della penisola governata dalla dittatura ereditaria dei Kim, plenipotenziari del Partito dei lavoratori della Corea.
10 volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima, per dare un’ordine di grandezza più accessibile.

Un’azione che si può interpretare come risposta allo sgancio da parte degli USA, ad aprile, della bomba più potente in circolazione, ma non nucleare. In quell’occasione l’ordigno venne utilizzato per distruggere un tunnel dell’Isis in Afghanistan, con tutta la carica simbolica di un atto del genere, che andava a dare un monito alla Nord Corea sulla precisione dell’aviazione statunitense a colpire, con potenza inaudita, una postazione precisa.

Il presidente de facto della Nord Corea (per la Costituzione “presidente eterno” è, infatti, il nonno defunto dell’attuale dittatore) ha dato un segnale al mondo proprio all’indomani dei moniti provenienti dal presidente Russo Putin, che parlava della possibilità di un conflitto di larga scala se continuasse ad acuirsi la tensione con lo stato confinante con la Russia (per diciassette chilometri), la Cina, e la Corea del Sud.

Non pago di un risultato che ha scatenato un terremoto che è stato avvertito in tutti gli stati confinanti, Kim ha annunciato che la micidiale bomba, in possesso probabilmente di solo una manciata di paesi, sta per essere armata su un missile intercontinentale. La minaccia di spazzare via gli Stati Uniti non si limita più, dunque, alla sola isoletta di Guam, bensì si rivolge ad un’ipotetica trasvolata del Pacifico per colpire obbiettivi sensibili come potrebbero essere le isole Hawaii, piuttosto che la terraferma statunitense.

Considerando poi come un missile abbia trasvolato le acque territoriali giapponesi soltanto la settimana scorsa, le azioni di Kim appaiono come degne di tutta l’attenzione mediatica del mondo. E questa piccola “Repubblica democratica socialista” abitata da 24 milioni di persone che non possono, da più di mezzo secolo, solcarne i confini, appare, oggi, più minacciosa che mai.

Un conflitto contro di essa non avrebbe, pertanto, un esito così lesto e sicuro. Si consideri, a tal proposito, la storica alleanza con la Cina che considera la Corea del Nord come una figlia ribelle, almeno così pare leggendo le esternazioni protettive e i vaghi rimbrotti del governo della Repubblica popolare nei confronti del paese confinante. La Russia, poi, non si dimostra preoccupata dall’armamento nucleare del regime di Pyongyang, mentre sul ponte dell’Amicizia ancora transita un treno che ha la capienza di 10.000 frontalieri dalla Russia alla Corea. Si rammenti anche l’intervento della Corea del Nord, solitamente schiva a pronunciarsi delle cose del mondo, forte del suo isolamento, in favore della riunione della Crimea alla Russia.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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