E’ di Abdelhamid Abaaoud il corpo di uno dei tre terroristi uccisi nel blitz di Sain Denis. La conferma ufficiale è arrivata dopo l’esame comparativo sul Dna di quel che restava dei tre foreign fighters islamici uccisi dalla polizia francese. La mente che ha organizzato e poi messo in atto la mattanza di venerdì scorso è stato quindi giustiziato durante la drammatica irruzione nell’alloggio della periferia nord di Parigi. Il ventottenne belga di origini marocchine è stato probabilmente l’ultimo a resistere contro l’inferno di fuoco che le forze speciali avevano scatenato contro lui e i suoi complici.
Un automa, sembra infatti che insieme ai suoi complici fosse imbottito di una droga sintetica che rende insensibili al male e alla paura, dedito al male che se n’è andato liberando la terra dalla sua presenza e dai suoi misfatti. Sorprende pure il commento dei suoi familiari, in primis la sorella Yasmina che ai media ha detto di essersi augurata che fosse morto per davvero e il padre che ha detto semplicemente di odiarlo. Se lui era la mente del folle terrore scatenato venerdì sera a Parigi, i fratelli Abdeslam, Salah e Abdelhamid, erano considerati il braccio armato. Purtroppo dei due si sono perse le tracce e consola poco il fatto che siano ricercati dai servizi di sicurezza di tutta Europa perché le cellule agli ordini dell’Isis sembra siano perfettamente organizzate e finanziate sia per quanto riguarda le fasi antecedenti agli attentati sia per quanto concerne il successivo eclissamento.
Il problema è che, morto un responsabile di una di queste cellule, ce ne potrebbero essere altri centinaia sparsi e perfettamente mimetizzati all’interno del tessuto sociale di tutti i paesi occidentali, ovviamente altrettanto perfettamente addestrati e organizzati ma soprattutto pronti ad entrare in azione da un momento all’altro. A peggiorare, ammesso che sia ancora possibile farlo, la situazione attuale, ha contribuito ieri anche il Primo Ministro francese Valls che, nel suo discorso all’Assemblea Nazionale Francese, ha detto che c’è il rischio futuro non solo di attentati tradizionali ma anche di aggressioni a base di armi chimiche e batteriologiche. Rischio che, se dovesse diventare reale, ci esporrebbe tutti ad un pericolo ancora più subdolo e incontrollabile che metterebbe a rischio l’esistenza di milioni di persone. L’eventualità che presto si potrebbe essere costretti ad uscire di casa con tanto di maschera antigas e tuta isolante al seguito non sembra essere poi così relegato solo a scenari da film di fantascienza ma potrebbe presto diventare triste realtà: gli anfibi per il deserto sono sempre là che aspettano.