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Siamo in guerra

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L’Isis porta la morte nel cuore dell’Europa: sette attacchi terroristici in simultanea nella capitale francese, ci sarebbero almeno 120 vittime.

 

L’Isis non è morto e anzi, come era forse prevedibile, ha lanciato la sua mortale controffensiva all’intero Occidente. Dopo anni di politica timida fatta soltanto di raid aerei mai decisivi e mai realmente mortali nei confronti del regno del male contemporaneamente ad una linea irresponsabile, miope che, in nome di un ipocrita, imbelle e surreale umanitarismo di basso livello, ha permesso al terrorismo di mettere le sue basi, di svilupparsi e di colpirci al cuore, ora possiamo dire di essere in guerra. La Francia, l’Europa, l’intero mondo civile sono sotto shock: siamo sotto attacco e fino a ieri facevamo pure finta di non saperlo in nome del solito fradicio e vigliacco pacifismo di una sinistra farneticante che non vede l’ora di trasformare l’Occidente in una gigantesca moschea a cielo aperto.

Parigi è in stato di assedio, morti e feriti in molte strade, in particolare vicino allo Stade de France dove si stava svolgendo la partita Francia-Germania e all’interno del teatro Bataclan dove al grido di “Allah è grande!” i carnefici dell’Isis hanno fatto mattanza di uomini, donne e bambini tutti accomunati dalla stessa identica “colpa”: quella di essere occidentali e non essere islamici. Hollande che ora, insieme a tutti i governanti occidentali, subisce sulla sua testa le conseguenze di una politica europea incapace e irresponsabile che ha permesso, per la semplice e incontrovertibile legge dei grandi numeri, che milioni di immigrati islamici si riversassero nelle nostre terre, ha deciso di chiudere le frontiere quando ormai è forse troppo tardi perché il nemico ormai ce lo abbiamo in casa ed è pronto a continuare la mattanza ora anche a Roma, Londra e nella stessa Washington così come ha proclamato il canale Dabiq France, la rivista francese dello stesso Stato dell’Isis (fonte Ansa).

A Parigi la situazione, all’alba della notte dell’orrore, non si è ancora placata, esercito e truppe speciali sono stati mobilitati e si sono riversati nella capitale. Gli ostaggi superstiti che si trovavano nel teatro sono stati liberati dall’intervento delle teste di cuoio che hanno fatto irruzione uccidendo anche i criminali assassini che fino a quel momento si erano divertiti a scannare decine e decine di innocenti. E’ ancora presto per fare un bilancio di questo ennesimo disastro-orrore che per le proporzioni si avvicina a quanto successe quel maledetto 11 settembre di quattordici anni fa, ma una cosa sembra certa: al punto in cui siamo arrivati con il cancro dell’islamismo integralista che ormai ha metastatizzato un po’ ovunque, vedi anche la scoperta delle basi del terrore in Italia, nessuno da oggi potrà più dirsi al sicuro perché contro il terrorismo organizzato non esiste possibilità concreta di prevenzione.

La morte ti può cogliere improvvisamente in mezzo alla strada, allo stadio o mentre stai semplicemente facendo la spesa sotto casa: se un bastardo imbottito di tritolo si fa esplodere in mezzo alla folla neanche le truppe speciali, a meno di non poterlo cogliere con le mani nel sacco qualche giorno prima, possono farci nulla. Così come nulla si può fare se un seguace di Allah all’improvviso in mezzo alla folla incomincia a sparare ad altezza d’uomo, neanche se ci sono le telecamere che lo guardano perché quelle stesse telecamere, come in un film dell’orrore, potranno solo essere inermi spettatrici dell’ennesimo sangue innocente versato.

Nessuno ce lo dice ma la verità è che l’intero mondo civile  è ora in balia di chi non abbiamo fermato quando eravamo ancora in tempo per farlo. Ora come ora dobbiamo convincerci che siamo in guerra, una guerra in cui noi siamo le vittime e gli altri i predatori che hanno incominciato la loro impressionante e meticolosa caccia all’uomo. La chiusura delle frontiere ormai non serve più a niente: il nemico con il suo cavallo di Troia è già entrato dentro le nostre mura e, quello che più preccupa, è che non abbiamo la capacità di fermarlo a meno di non andarlo a colpire dritto al cuore. Per fare questo occorrerà partire per una guerra vera e propria: quella che ci hanno da tempo dichiarato e che noi abbiamo voluto testardamente far finta di non vedere.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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