Home / Affari di Palazzo / Esteri / Fallito il colpo di Stato in Burundi, un paese dimenticato dal mondo

Fallito il colpo di Stato in Burundi, un paese dimenticato dal mondo

Condividi quest'articolo su -->

Lo ammetto. Il nostro tentativo è fallito“, così ha dichiarato il generale Ndayirukiye, numero due del movimento dei ribelli in Burundi. Il golpe sembrava, fino ad un paio di giorni fa, essere quasi riuscito, lo stesso generale leader della rivolta Niyombare aveva così annunciato: “Il presidente Nkurunziza è stato deposto, e il suo governo ha avuto la stessa sorte“. Notizia smentita poi oggi dall’arresto di due dei principali leader dei ribelli, uno è appunto Ndayirukiye, mentre l’altro è il commissario della polizia Ndabaneze.

Il leader Niyombare è invece riuscito a rimanere nascosto, dietro la protezione dei manifestanti che alla notizia dell’arresto dei ribelli, hanno eretto delle barricate nei quartieri periferici della capitale Bumjumbura. Può continuare dunque il presidente Nkurunziza ad esercitare il suo ruolo all’alba del suo terzo mandato, ed è proprio questo fatto ad aver suscitato le ire di parte della popolazione che ha ritenuto incostituzionale la decisione del presidente di ricandidarsi nuovamente.

Il problema è che ora il Paese rischia di andare in tilt con parte della popolazione che non vorrà sottomettersi al potere, seppur all’apparenza democratico, di Nkurunziza. Oltretutto il Burundi, ex colonia belga, sta ancora patendo la discriminazione “etnico-tribale” tra Hutu e Tutsi inventata dai loro stessi colonizzatori. In Burundi i Tutsi rappresentano la minoranza, il 10% della popolazione e rischiano continuamente ripercussioni da parte dell’etnia Hutu. Un odio creato ad hoc dal Belgio che ha portato nel 1994 ad un vero e proprio genocidio nel confinante Rwanda.

Il Burundi è uno dei 5 paesi più poveri al mondo, non ha risorse come petrolio o diamanti e viene dunque completamente ignorato dalle potenze occidentali. Obama non ha speso parole per il piccolo paese africano, mentre Hollande si è limitato ad un appello per il “rispetto della Costituzione”, un’imparzialità che non abbiamo potuto ammirare in Siria, Libia o Iraq. Il primo ministro belga Charles Michel, numero uno di una nazione che è in parte responsabile della sciagurata situazione di alcuni paesi africani, ha preferito anch’egli astenersi dalla vicenda.

I pochi media nazionali si stupiscono della fragilità delle strutture statali africane e dell’elevata propensione ai colpi di stato. D’altronde dove non c’è il petrolio ci sono le armi e tra il Burundi, il Ruanda e il Congo si sta combattendo ininterrottamente da quasi trent’anni, per la gioia delle aziende di armi di tutto il mondo.  

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Riflessioni sul neoimperialismo americano nel mondo

Mentre il mondo si interroga sulle azioni della Russia in Ucraina, noi andiamo controcorrente e …