Sono passati due anni e mezzo da quell’infausto 15 febbraio 2012, giorno in cui Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, due marò, si ritrovarono nella condizione di dover sparare verso due pescatori indiani. Due anni e mezzo in cui la politica italiana si è dimostrata nulla sul piano internazionale, capace solo a recitare il ruolo di umile vassallo, ma mai quello di protagonista pronta a difendere i propri interessi ovunque e comunque.
I nostri fucilieri sono ancora lì, in India, vivi ma non più liberi. E’ di questi giorni la notizia che riguarda il prossimo trasferimento del calciatore Alessandro Del Piero nel club Dehli Dynamos, squadra che milita nell’Indian Super League. Cosa c’azzecca un calciatore con due militari?
Semplice, come ha postato su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, Del Piero avrebbe quella carica mediatica forse utile a indirizzare la vicenda verso un esito positivo. Detto in soldoni, se Del Piero accettasse il trasferimento solo se l’India fosse pronta a rilasciare i due marò, probabilmente otterrebbe risultati ben più visibili di quelli raggiunti dalla diplomazia italiana finora. La risposta di Del Piero a quest’invito è stata la seguente: “So che la mia scelta di andare a giocare in India ha sollevato qualche perplessità in merito ai rapporti tra Italia e India, legati alla vicenda dei due marò detenuti là, Detto che non credo di essere l’unico italiano che intrattiene relazioni con l’India per motivi professionali, so bene però che quello che faccio io ha un impatto mediatico più ampio: accetto volentieri le responsabilità che il mio ruolo comporta. Nel caso specifico sono consapevole e soddisfatto della mia scelta, non sto andando in un Paese “ostile” e l’ultima cosa che vorrei è una strumentalizzazione del mio ruolo, e soprattutto che lo sport diventi un mezzo utilizzato per dividere al posto che per unire“.
Consapevoli del fatto che non dovrebbe essere un fuoriclasse del pallone a levare il nostro paese dal pantano, rimaniamo un attimo perplessi circa la quasi totale indifferenza con cui un simile professionista abbia declinato qualsiasi suo impegno. Sarebbe stata molto più accettabile una risposta del tipo “non posso rinunciare a un contratto dato che si tratta del mio lavoro, tuttavia utilizzerò tutto il potere mediatico che mi sarà concesso per aiutare i fucilieri nel loro ritorno a casa“. Non era richiesto nessun atto eroico, sarebbe bastato semplicemente dichiarare il proprio interesse attivo alla vicenda. Questo vale per Del Piero come per qualsiasi altro nostro connazionale di un certo rilievo che intrattenga rapport o attività nel territorio indiano. I cittadini devono essere i primi attori della politica, soprattutto quando questa si è ritirata in letargo.