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“La Stampa” attacca Putin, il nuovo “zar” di Russia

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In stretta linea con le posizioni dettate dai colossi BBC e CNN, la Stampa si colloca in quell’universo mediatico dai toni apparentemente neutrali, ma dal chiaro disegno strategico.

In un mondo che ormai si divide tra chi ancora crede nell'”american dream“, nei film western e nei McDonald’s e chi invece si è stufato di sottostare ai diktat lanciati da Wall Street, i media occidentali sembrano ancora non aver capito da che parte stia tirando il vento.

In una visione onirica credono, o vogliono far credere, che la crisi del 2008 sia un puro caso, un evento inaspettato in quel paradiso chiamato “american-capitalism“; un sogno fatto di dollari infiniti e di crescite spropositate, un sogno tanto bello quanto logicamente irrealizzabile. Anche l’Unione Europea fa parte di questo viaggio nell’inconscio occidentale, con la sua passiva sudditanza rispetto a Washington e le sue politiche d’austerity che nient’altro hanno fatto se non arricchire ancor di più gli sciacalli di Wall Street.

Tuttavia i popoli dell’Eurasia sembrano essersi risvegliati, come se avessero compreso il fallimento manifesto di un sistema fallace e sentissero il richiamo verso qualcosa di nuovo, magari difettoso anch’esso, ma perlomeno nuovo. Così l’Ucraina ha sospeso il negoziato per l’adesione all’Unione Europea, conscia di come questa stia affamando le nazioni più povere. Eppure La Stampa non digerisce questo fatto, non sopporta proprio l’idea che il totalitarismo demoplutocratico possa avere qualche lecita alternativa.

Perché non dovrebbe averla d’altronde? In nome di quale “nobile valore”? In nome di un’omologazione universale? Sta di fatto che il quotidiano a diffusione nazionale analizza con molta enfasi la manifestazione tenutasi a Kiev per protestare contro la decisione del governo (100mila i partecipanti secondo il giornale torinese). Dai toni del giornalista italiano pare che la protesta rappresenti il modo di pensare della maggioranza assoluta degli Ucraini (ricordiamo che Kiev conta quasi 3 milioni di abitanti e facendo le dovute proporzioni ci pare un po’ azzardato sostenere che 100mila persone possano essere la maggioranza).

Secondo La Stampa è Putin il burattinaio di questo rifiuto ucraino all’Europa democratica, è lui, soprannominato lo “zar” delle Russie, che vuole portare l’Ucraina sotto l’egemonia della sua nazione “imperialista“. Vladimir Putin avrebbe infatti un progetto chiamato “Unione doganale Euroasiatica“, che possa fare da contraltare all’Unione Europea, ormai pronta a lanciarsi più a est possibile.

Il giornalista parla di ciò con tono esterrefatto, scandalizzato dai piani russi i quali addirittura sono colpevoli di aver riconosciuto due autonomie secessioniste come l’Abkhazia e l’Ossezia del sud, entità non ritenute dal giornalista degne di essere considerate stati. Chissà invece cosa pensa il giornalista riguardo al Kosovo, una regione strappata dagli americani al controllo dei serbi e riconosciuta unilateralmente come Stato (nonostante conti a malapena un milione di abitanti). Perché gli Stati Uniti avrebbero il diritto “divino” di decretare la legittimità di un entità nazionale ed invece i russi no? Peraltro è evidente che il Kosovo, a differenza dell’Ossezia per la Russia, non è una regione sita nel territorio statunitense; e si potrebbero fare molteplici esempi ulteriori.

Tutto questo fa parte della logica del capitalismo imperialista, che ha costruito nell’ultimo secolo la propria legittimità attraverso un involucro di democrazia fasulla e corrotta, al soldo degli interessi della grande finanza. Una tale visione crea però un enorme paradosso: se la democrazia, dichiarandosi tale, non permette la libera critica verso se stessa, allora in che sistema ci troviamo? Dunque è più che lecito che Putin possa orchestrare un sistema non consono ai canoni occidentali, che possa magari essere meno sfrontato del nostro nella sua presunzione di giustezza.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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