Il vertice dell’Unione Europea di oggi è un buon osservatorio per analizzare le prime, concretissime mosse politiche di Mario Draghi.
di Diego Fusaro
Può, oltretutto, essere un buon osservatorio per comprendere se davvero l’ex di Goldman Sachs e della BCE, come taluni dicono, si è redento e ha abbandonato la sua pregressa fede liberista. Dell’affaire di Draghi che ha copiato, la parte più grave non è il plagio, ma l’identità del plagiato. Giavazzi è un liberista di ortodossa fede, nonché un cultore delle privatizzazioni e dell’austerity.
Qualcuno è ancora così stolto da pensare che Draghi si sia convertito?
Tra i temi trattati al vertice UE
occupa un posto di primissimo piano quello della vaccinazione di massa legata al Covid-19. Mario Draghi, come prevedibile, ha assunto posizioni che potremmo ragionevolmente definire radicali: accelerazione dei vaccini, seria presa in esame dell’ipotesi del certificato vaccinale. Quest’ultimo è stato apertamente salutato da Draghi come un provvedimento fecondo, perché permetterebbe di riaprire rapidamente e di garantire la mobilità in Europa: come a dire che senza il certificato vaccinale non è possibile né riaprire, né spostarsi per l’Europa.
Addirittura Draghi ha parlato di trattative europee per incrementare la produzione di vaccini. Ha altresì precisato che non è questo il momento di essere solidali con i più deboli, peraltro senza specificare ovviamente che dal punto di vista liberista quel momento non arriverà mai.
Insomma, già da questi primi movimenti del nuovo premier
ci pare di poter rilevare un duplice aspetto: in primo luogo, egli resta saldamente legato a una visione liberista, che è quella dei mercati, della classe dominante, dei tecnocrati di Bruxelles, e senza la quale non si spiegherebbe davvero perché Draghi è stato calato dall’alto sull’Italia proprio in questo momento.
In secondo luogo, dal vertice dell’Unione Europea apprendiamo che in tema di ordine sanitario Mario Draghi si colloca, come già peraltro sospettavamo, in piena continuità con il pavido governo dei guitti in livrea giallofucsia che l’ha preceduto.
La conferma del ministro Speranza anche all’interno del governo di Mario Draghi ne è la più mortificante prova. Insomma, anche con Mario Draghi procede indefessamente il misero tempo dei lockdown, dei coprifuoco e dei divieti di assembramento.
Leggi anche:
Nuovo lockdown? Le varianti usate come arma politica di repressione