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Mattarella: si vuole mettere mano ai risparmi degli italiani?

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Nella giornata mondiale del risparmio il Presidente Sergio Mattarella ha affermato: “il risparmio, tradizionale patrimonio del nostro Paese, può concorrere alla ripartenza”. Parole di speranza o di terrore?

Il nostro Presidente assomiglia sempre più ad un oracolo: vago, enigmatico e spesso sottoposto a interpretazione. È questo il caso del videomessaggio del 31 ottobre, dove Mattarella ha invocato i risparmi, senza però precisare quale fosse l’intento.

La grave situazione economica ha indotto un sensibile aumento del tasso di risparmio. Queste risorse, se adeguatamente utilizzate, potranno contribuire a sostenere una rapida ripresa dei consumi

A questo punto sorge spontanea una domanda: cosa si intende per adeguatamente utilizzate? Investimenti? Patrimoniale? Titoli di Stato?

Prima di tutto: ma gli italiani hanno ancora dei risparmi?

Il principale motivo di preoccupazione quando si parla di mettere mano ai risparmi, è che spesso sono l’ultima spiaggia degli italiani lavoratori. La paura di non poter pagare l’università ai propri figli, di non avere una pensione prima di perdere ogni forza. I motivi per cui si risparmia sono moltissimi, ma in questo periodo il principale è la paura. Si risparmia per avere un cuscinetto in caso di imprevisti, ed il 2020 è stato sicuramente l’imprevisto più grande.

Il fatto è che gli italiani, previdenti formichine volontariamente austere, risparmiano sempre meno. La quota percentuale di risparmio netto è infatti precipitata negli ultimi trent’anni. Non è cambiato l’italiano, non siamo diventati un popolo lezioso e fanfarone, ma è cambiata l’Italia. Ci siamo piegati alla finanza, siamo entrati nell’Unione Europea, abbiamo conosciuto le politiche di austerità e le tasse si sono moltiplicate.

Non è un caso infatti che negli anni 80 il risparmio fosse molto alto, la pressione fiscale era di almeno dieci punti più bassa di oggi. I soldi degli italiani vanno quindi sempre meno nel portafoglio del risparmio, ma se li sommiamo nel totale, sono sempre un bel gruzzoletto a disposizione dell’Italia in caso di necessità.

Cosa ne faranno dei nostri soldi?

Le opzioni sono sostanzialmente due, ovviamente agli antipodi. La prima consiste nell’emissione di Titoli di Stato: obbligazioni con tassi di rendimento positivi, rischio ridotto e certi nel tempo. I Titoli di Stato sono molto appetibili proprio per la loro affidabilità, rimborso e scadenza provati. Ricordiamo ad esempio i BTP, un tipo di titolo di durata maggiore (dai 3 ai 30 anni) emessi a Maggio, hanno avuto un successo straordinario fra i risparmiatori italiani.

Questa prima opzione, visto il ministro delle finanze che ci ritroviamo, è assai improbabile. Non bisogna mai perdere la speranza, però una mossa del genere presupporrebbe una volontà di riforma fiscale, tutto molto lontano dalla realtà. Avere delle visioni keynesiane va inoltre contro tutti i sacramenti della UE.

La seconda opzione è la poco amata patrimoniale. L’idea è stuzzicante, una patrimoniale sui risparmi come risorsa da utilizzare a sostegno dell’economia. In fondo è da anni che l’Europa intima di rendere più sostenibile il debito italiano attingendo ai risparmi delle famiglie. Ovviamente per le formichine italiane sarebbe un colpo veramente basso.

Complice chi ha dimenticato il prelievo forzoso del 1992. I conti correnti degli italiani sono stati svaligiati col favore delle tenebre, in una misura annunciata ex post, cioè a rapina già avvenuta. Purtroppo, il ripetersi di questa situazione è molto più probabile. Basta guardare ai vicini spagnoli, Sanchez ha presentato una legge di bilancio incentrata su nuove tasse, tra cui una patrimoniale.

Presidente?

Domandiamo quindi al Presidente della Repubblica: che fini ha? Vuole essere il difensore della Costituzione, tenendo fede all’articolo 47 che sancisce la sacralità del risparmio? Oppure vuole girare le spalle al suo popolo?

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Di Arianna

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