Sembrerebbe una boutade, una provocazione ed invece è tutto vero e lo ha detto in tempi non sospetti il candidato per le primarie del partito democratico americano, Michael Bloomberg.
di Gabriele Tebaldi
In un’intervista concessa a Christine Lagarde lo scorso anno, durante gli incontri di primavera organizzati dal Fondo Monetario Internazionale, il multimiliardario americano, proprietario dell’omonimo gruppo editoriale, ha epsresso così la sua opinione sulla funzione delle tasse.
Secondo Bloomberg, la funzione delle tasse non si esaurirebbe solo nella fiscalità di un Paese, ma rientrerebbero addirittura nella sfera educativa e pedagogica della nostra società. Le tasse sono “una cosa giusta” soprattutto per i poveri. Il motivo? Le tasse verrebbero applicate in maniera esponenziale per esempio sulle bibite gasate e zuccherate, contribuendo alla riduzione delle malattie, quali diabete e obesità.
Insomma stupidi tutti quelli che finora non se ne erano mai accorti.
Le tasse, alte, avrebbero uno scopo tutt’altro che materiale
ed entrerebbero di diritto nell’ambito del trascendente, contribuendo al benessere psicofisico delle persone. E tutti coloro che, come Bloomberg, non rientrano nella categoria “poveri”? In quel caso verrebbero naturalmente esentati dal beneficiare delle capacità terapeutiche delle tasse, continuando a bivaccare nella loro vita tranquilla di miliardari annoiati, sicuramente non condita di eccessi sfrenati quali alcool e droghe (che farebbero sembrare le bibite gasate al pari di té alle erbe).
Scherzi a parte il discorso di Bloomberg a distanza di un anno sembra profetico rispetto alla nuova piega del centro sinistra europeo, sempre più fanatico delle tasse e sempre più convinto che queste ultime debbano essere scaricate sui ceti più deboli, colpevoli di inquinamento o di sovranismo psichico, a seconda della tendenza giornaliera.
L’esaltazione mistica delle tasse
è l’ultima frontiera della psicosi elitaria che attanaglia la sinistra progressista occidentale, che è progressista nel nome, ma non nei fatti, visto che la progressività fiscale viene appunto applicata all’incontrario. Abbiamo infatti esempi di aziende automobilistiche dal fatturato milionario, i cui vertici erano vicini al centro sinistra, che hanno eluso il fisco italiano spostando a piacimento la propria sede legale e fiscale. Una manovra che ha naturalmente giovato alle casse della stessa azienda, contribuendo all’esaltazione agiografica del suo ultimo, defunto, manager. Abbiamo poi esempi di multinazionali del digitale, come Facebook, il cui leader è un convinto simpatizzante del partito democratico americano, che godono di un regime di tassazione decisamente insignificante rispetto al loro fatturato.
E poi ci sono loro, “i poveri”, quelli che Bloomberg chiama sprezzantemente “those people” (“queste persone”). Una categoria che va educata con il manganello delle tasse, senza se e senza ma.
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