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Dossier Soros – Tutti gli intrighi dello speculatore ungherese, parte I

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È risuonato nell’aula del Senato della Repubblica il nome di George Soros. L’ha nominato il Ministro degli interni Matteo Salvini in riferimento ai finanziamenti delle attività svolte dalle ONG nel Mediterraneo.


Anche il Senatore La Russa ha rilanciato l’accusa contro questo enigmatico personaggio. Per venire incontro alle esigenze di lettori che sentono questo nome girare senza, spesso, conoscere nel dettaglio chi è e che cosa ha fatto ecco un dossier più o meno esaustivo su George Soros.

George Soros, filantropo o speculatore?

Partiamo dalla biografia a lui più vicina, cioè quella redatta da egli stesso. Sul sito personale georgesoros.com vi è infatti una sezione dal titolo “The Life of George Soros”. Già dal titolo e in seguito dal tipo di contenuti, salta all’occhio il carattere agiografico di questa autobiografia. Nelle prime righe non si lascia infatti spazio a dubbi sullo spirito “magnanimo” di Soros.

“George Soros è uno dei più importanti filantropi del mondo, avendo donato oltre 12 miliardi di dollari fino ad oggi. I suoi finanziamenti hanno sostenuto le persone e le organizzazioni di tutto il mondo che lottano per la libertà di espressione, la trasparenza, il governo responsabile e le società che promuovono la giustizia e l’uguaglianza”.

Questa rappresentazione sembra però un po’ di parte e non ci soddisfa. Proviamo così ad andare più in fondo. Sulla biografia relativa ai primi anni di vita di Soros e alla sua adolescenza c’è poco da dire. Ebreo ungherese nato nel 1930 riuscì a fuggire dall’occupazione tedesca grazie ad una falsificazione dei documenti fatta dal padre.

Il resto della vita Soros l’ha passato come residenti nei paesi occidentali anglofoni. Gran Bretagna, ove ha studiato alla London School of Economics e Stati Uniti dove si può dire che abbia ufficialmente intrapreso la sua carriera nella finanza. Dopo un’incolore parentesi da impiegato presso banche d’affari e fondi, Soros svolta la sua vita intraprendendo un’iniziativa personale. Nasce così il Soros Fund Management. Fondo tuttora attivo con sede a New York.

Karl Popper e il liberismo muse ispiratrici di Soros

Occorre ora ricordare che il periodo trascorso negli States da Soros, quindi dagli anni ‘50 fino agli anni ‘80, è ideologicamente molto polarizzato. Siamo in piena Guerra fredda e la principale attenzione degli Stati Uniti è volta al contenimento e all’indebolimento del nemico russo. Strategia che viene verosimilmente perseguita anche attraverso canali altri rispetto alla politica. Uno di questi è sicuramente l’economia. Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale sono gli strumenti economici di cui Washington si serve per americanizzare attraverso controversi aiuti allo sviluppo il “terzo mondo” e gli Stati non allineati.

Una strategia che diventerà il modello proprio per la futura azione di George Soros. La rigidità dell’ordine bipolare non è cosa gradita al finanziere ungherese che invece adora la filosofia dell’austriaco Karl Popper.

Karl Popper insieme all’amico von Hayek

“La società aperta è aperta a più valori, a più visioni del mondo filosofiche e a più fedi religiose, ad una molteplicità di proposte per la soluzione di problemi concreti e alla maggior quantità di critica. La società aperta è aperta al maggior numero possibile di idee e ideali differenti, e magari contrastanti. Ma, pena la sua autodissoluzione, non di tutti: la società aperta è chiusa solo agli intolleranti”,

questo il pensiero di Karl Popper. Il filosofo austriaco è diventato poi famoso per la stretta amicizia che lo legava all’economista Friedrich von Hayek, uno dei principali teorici di quel liberismo economico che sarebbe potuto funzionare solo in una società, appunto, aperta.

La caduta dell’Unione Sovietica è il primo successo dell’ungherese

Ma torniamo a Soros. Con nella testa questi precisi modelli, l’ungherese diede così inizio al suo megalomane processo di apertura delle frontiere. “Negli anni ’80 ha contribuito a promuovere lo scambio aperto di idee nel blocco comunista orientale fornendo fotocopiatrici per ristampare testi vietati”, così scrive il diretto interessato sul suo sito. In realtà Soros non fa solo questo. C’è il suo finanziamento infatti dietro il famoso sindacato polacco Solidarnosc, un punto di riferimento per i movimenti anti sovietici registratisi dalla metà degli anni ‘80

L’ex attore Ronald Reagan insieme alla Lady di ferro

in avanti.

Possiamo dunque dire che il crollo dell’Unione Sovietica e quello successivo del Muro di Berlino è il primo grande successo della vita di Soros. Senza il filo spinato dell’URSS il sogno di una “società aperta” si fa sempre più vicino. Gli anni ‘80 è anche però il periodo dell’esplosione del settore finanziario a livello mondiale. A suon di deregolamentazioni e liberalizzazioni (quelle teorizzate da von Hayek ed eseguite da Ronald Reagan e Margaret Tachter) l’economia da reale si trasforma in finanziaria e gli Stati nazionali iniziano a perdere peso nelle più importanti decisioni economiche.

L’attacco alla sterlina e alla lira

È questo infatti il periodo di slancio nel processo di integrazione europea che, nei piani dei suoi fautori, sta portando gli Stati verso un’unione monetaria. Ed ecco che arriva il secondo successo di Soros, quello che ne consacra la carriera da investitore o speculatore a seconda dei punti di vista. È il 1992. Gli Stati europei hanno appena firmato Maastricht e le monete sono ora all’interno del Sistema Monetario Europeo (SME). Il cosiddetto “serpentone” utilizzato per ancorare i cambi delle valute a un valore fisso, così da facilitare l’approssimarsi dell’unione monetaria. Nello stesso anno l’Italia subisce una spaventosa crisi politica che porta alla distruzione della I Repubblica e all’allontanamento di buona parte della classe dirigente.

George Soros ne approfitta. Inizia prima con una vendita allo scoperto della sterlina (dieci miliardi) contribuendone al crollo e alla relativa crisi della Banca d’Inghilterra. Nello stesso periodo specula anche sulla lira italiana. Sia la sterlina che la lira furono costrette ad uscire dallo SME per salvare l’economia nazionale. La lira dovette essere svalutata del 30% a seguito di questa operazione. Una perdita di potere d’acquisto che fu concausa della manovra economica di prelievo forzoso sui conti correnti degli italiani fatta dal Governo Amato. George Soros, definito “speculatore squalo” da Bettino Craxi, non fece autocritica di quest’operazione. Anzi.

“L’attacco alla lira fu una legittima operazione finanziaria”,

ebbe a dichiarare.

La vicinanza con Romano Prodi

L’evento che rende ancora più paradossale questa vicenda, come riporta puntualmente wallstreetitalia, è stato poi il

Prodi premia Soros per la speculazione sulla lira

seguente:

“l’Università di Bologna, la più antica università al mondo, premiò (Soros) con una laurea in economia ad honoris causa proprio per l’attacco sferrato ai danni dell’Italia nella speculazione contro la lira. La cerimonia si svolse in presenza di Romano Prodi (che di Soros presentò anche l’edizione italiana del libro autobiografico) e fu presieduta da Stefano Zamagni, stretto collaboratore dello stesso Prodi”.

Il potere di George Soros incomincia quindi a espandersi senza confini, in una “società aperta”.

di Gabriele Tebaldi

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