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Il curriculum dello studente e la distruzione della scuola pubblica

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Stamani, sul Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia ha pubblicato un duro attacco al curriculum dello studente, che da quest’anno farà parte integrante del materiale di valutazione dell’esame di maturità.

di Paolo Desogus

Galli della Loggia ha ragione su tutta le linea. Mi fa anche piacere leggere che nel suo editoriale sollevi il problema classista del curriculum dello studente: chi appartiene alle famiglie agiate potrà esibire attività extra scolastiche importanti, chi invece vive in provincia e non ha una famiglia attenta a abbastanza facoltosa presenterà un curriculum bianco.

Naturalmente non deve sorprendere che un conservatore come Galli della Loggia faccia un ragionamento di questo genere. La riflessione sulle differenze di classe è totalmente estranea alla così detta sinistra, oramai da tempo in altre faccende affaccendata. Un intellettuale di destra come Galli della Loggia può dunque prendersi il lusso di appropriarsi di qualche categoria della sinistra storica.

E tuttavia non possiamo accontentarci di quel tipo di analisi. Galli della Loggia si guarda infatti bene dal ricondurre il disegno classista del ministro Bianchi (iniziato con la Buona scuola di Renzi) ai luoghi di potere che da anni teorizzano la distruzione della scuola pubblica così come l’abbiamo conosciuta.

Si guarda bene dal dire che Bianchi, come i ministri che lo hanno preceduto negli ultimi 10 anni, ad eccezione dell’Azzolina, è la marionetta di una serie di centri studi e fondazioni che fanno capo alla famiglia Agnelli, che ormai da tempo immemore distribuisce strapuntini, finanzia convegni e sostiene pubblicazioni sulla scuola, allo scopo di promuovere la sua mutazione in azienda.

Naturalmente non possiamo prendercela con Galli della Loggia, da cui del resto non possiamo aspettarci più di quello che ha scritto. Il grave problema italiano è che manca totalmente una coscienza sociale e civile, manca un’idea della scuola, un pensiero sul futuro. Manca un’idea del progresso.

Manca un blocco sociale che aspiri a una modernità in cui sia possibile ancora coltivare l’essere umano per soddisfare i suoi bisogni materiali, morali e spirituali in quest’epoca post industriale complessa e articolata. Abbonda invece un pensiero provinciale, gretto, miseramente materialistico, dove l’individuo è solo l’ingranaggio di un grande meccanismo economico gestito da un’oligarchia prepotente e rapace.

Questa è la scuola del Ministro Bianchi e del governo Draghi.
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