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Bibbiano: figli ridotti a merci per il trionfo del turbocapitalismo

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La raccapricciante vicenda di Bibbiano è la prova della tendenza del turbocapitale no border a distruggere la famiglia naturale, a sfaldare ogni legame umano non basato sul do ut des, ad annichilire la comunità familiare come fundamentum di ogni eticità.

di Diego Fusaro

Il turbocapitalismo non vuole vedere madri e padri, cittadine e cittadini. Vuole vedere solo atomi post-identitari globalizzati, precari lavorativamente e migranti antropologicamente: apolidi dell’esistenza, consumatori incapaci di intrattenere relazioni che non siano quelle mediate dalla forma merce.

La vicenda di Bibbiano

almeno sotto questo punto di vista, parla chiarissimo. È adamantina. Ci segnala che deve prevalere – mediante l’affaire degli affidi – il diritto del consumatore privato, che tanti diritti ha quanti può acquistarne. Non famiglie naturali basate sull’incontro e sull’amore. No. Figli ridotti a merci affidate al consumatore più idoneo. L’apoteosi della mercificazione. E della conseguente distruzione di quel vincolo che alla mercificazione resiste: la famiglia.

 

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