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Il termine “negazionismo” come censura preventiva del dibattito

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E’ a dir poco scandalosa la pratica di etichettare qualsiasi posizione dissonante come “negazionismo“, con il fine di creare un parallelismo tra la posizione in discussione e le posizioni di chi nega la Shoah.

di Giuseppe Masala

Ora è toccato al convegno organizzato al Senato sull’emergenza Covid e appellato come “convegno negazionista”. No, mi spiace, al convegno hanno partecipato scienziati rispettabilissimi e con un curriculum a prova di bomba e giuristi con un pedigree invidiabile.

Gli argomenti esposti da queste persone sono palesemente da non sottovalutare e proiettano un’ombra oscurissima su tutta la vicenda. E questo non significa negare l’esistenza del virus, ma problematicizzare e guardare le cose da un’altra prospettiva; pratica questa che è il sale stesso della ricerca scientifica in qualsiasi campo.

Per esempio, come si fa a dare del negazionista a Sabino Cassese che dice che non ci sono i presupposti giuridici per continuare con i poteri emergenziali conferiti al Presidente del Consiglio dei Ministri. E non mi si dica che Cassese è un uomo di destra perchè è stato per una vita collaterale al PD, all’Unione Europea, alle posizioni rosé e alle posizioni multilateraliste.

Solo che quando si supera il segno e la misura a livelli così enormi un minimo di onestà intellettuale (che evidentemente Cassese ha) impone di dire che non va bene. Oppure ancora, cosa gli si può dire alla Maria Rita Gismondo? Che non è titolata per parlare? E’ solo la direttrice responsabile di “microbiologia clinica, virologia e diagnostica bioemergenziale” dell’Ospedale Sacco di Milano.

Avrà titoli per dire che non fare le autopsie e smaltire i cadaveri nell’inceneritore è stato un crimine? Avrà diritto di dire che non si può confondere positivi con malati per gonfiare le statistiche? Ecco, a me pare che abbia diritto e titoli per dire le cose gravissime che ha detto senza essere bollata come negazionista.

E infine sottolineo per l’ennesima volta: dire che in questa vicenda ci sono troppe cose che non quadrano non vuol dire essere ingrati nei confronti dei medici e di tutti gli operatori sanitari che si sono presi carico di una vicenda enorme rischiando la loro vita. Ma se c’è l’ipotesi che qualcuno li abbia mandati fuori strada per oscurissime motivazioni è giusto interrogarsi.

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